Il racconto del direttore generale Pietro Gallotti
«Stiamo affrontando un’emergenza drammatica». Non usa giri di parole Pietro Gallotti, direttore generale dell’Istituto clinico Beato Matteo di corso Pavia, a Vigevano, per far capire che cosa sta accadendo nella struttura che gestisce. Il tono della sua voce, è di quelli che non lasciano dubbi: è il tono di chi, mentre parla, sta ascoltando altre persone, sta pensando a cosa fare, sta andando a una riunione importante. Tutto insieme.
Stiamo vivendo giorni incredibili abbiamo ottanta pazienti ricoverati e, di questi, dieci in terapia intensiva; settanta hanno un Covid instabile, che può degenerare rendendo necessario il trasferimento in terapia intensiva, dove a quel punto i pazienti non possono non essere intubati
Situazione al limite dunque anche alla Beato Matteo, che sta affrontando l’emergenza «avendo personale che in molti casi non possiede una preparazione adeguata. Chi è a contatto con un paziente che ha il Covid deve infatti sapere bene cosa fare per non essere infettato o infettare i propri cari. Tutti però stanno mettendo in campo la propria professionalità e la passione nei confronti del lavoro che svolgono, sia infermieri che medici. Abbiamo una squadra meravigliosa, siamo tutti tiratissimi ma andiamo avanti, resistiamo».
Tanti sono i problemi: l’approvvigionamento di farmaci importanti va a rilento e mancano i respiratori. «Siamo costretti ad accettare pazienti che hanno un quadro clinico il più possibile stabile – continua Gallotti – ma ovviamente cerchiamo di aiutare tutti: è dura ma noi siamo qui per questo».
Ovviamente servono un numero maggiore di infermieri e devono essere preparati. «Per vestirsi prima di accostarsi a un malato occorre mezz’ora e bisogna essere in due: i passaggi sono molti e qualcuno potrebbe sfuggire; per questo l’infermiere che se ne accorge avverte l’altro. I malati di Covid muoiono senza il conforto dei parenti e anche per gestire questo aspetto occorre dotarsi di personale preparato: si vivono situazioni che possono portare a non farcela più».
Una domanda obbligata: quando andrà meglio? «Tra quindici giorni dovrebbe iniziare a calare l’emergenza e il contagio – dice Gallotti – ma il grande problema si sposterà : tra qualche giorno arriverà a Bologna e poi arriverà al sud». Cosa si può fare?
Stare in casa, uscire solo se non è possibile farne a meno, ma tornare a casa subito. E soprattutto non credere che il Covid capita solo agli anziani, In clinica sono ricoverate anche persone di 40 anni
Isabella Giardini