Istituto Beato Matteo, da lunedì ambulatori riaperti

All’istituto clinico Beato Matteo sono 30 i pazienti Covid totali: «Si tratta spiega il direttore generale Pietro Gallotti – di pazienti trattabili, che non sono intubati, supportati con l’ossigeno semplice. Di questo numero fanno parte anche quanti stanno facendo riabilitazione respiratoria.

Ogni giorno registriamo due nuovi ingressi, si tratta di numeri diversi se confrontati a quelli di un mese fa, ma ci sono sempre

TENTATIVO DI RIPRESA Anche alla luce dell’evoluzione dell’epidemia,

da lunedì riprenderà l’attività ambulatoriale per gli esterni, sarà possibile prenotare Tac, esami del sangue

«Siamo pronti a rispondere alle esigenze dei pazienti come accadeva prima dell’emergenza Covid». Pur consapevoli che «non bisogna abbassare la guardia. Soprattutto ora, anzi il nostro atteggiamento di attenzione continua, di rispetto scrupoloso delle regole per proteggere noi stessi e gli altri, deve rimanere costante per tanto, tanto tempo». Le parole d’ordine sono poche, ma precise: distanziamento sociale, indossare sempre la mascherina e i guanti. Si tratta di apprendere una modalità di comportamento che deve diventare “normale”. «Non sarà semplice – continua Gallotti – soprattutto adesso che inizierà a far caldo: ci si accorge già ora del disagio di avere addosso la mascherina, ma non c’è alternativa, il virus continua a “girare”, per questa ragione non bisogna mai dimenticare che se non siamo stati colpiti finora non è detto che ci andrà “bene” sempre. Chiunque può vivere un momento di vulnerabilità, avere un calo delle difese immunitarie che lo espone a un rischio di contagio».

Pietro Gallotti
Pietro Gallotti (Icbm)

ATTENZIONE COSTANTE In Clinica la guardia non si abbassa anche per quello che riguarda le procedure imposte dal Ministero della salute: la misurazione della temperatura a ogni soggetto che entra, la registrazione dei dati, l’igienizzazione delle mani. E’ possibile un solo ingresso per paziente ricoverato e la stessa cosa vale per coloro che devono entrare per altri motivi. Nelle sale di attesa le sedute sono state posizionate in modo da lasciare due metri tra una e l’altra, il personale è impegnato a controllare che non ci siano errori. «Ci stiamo anche prendendo cura del personale sanitario – dice Gallotti – le infermiere sono le professioniste più esposte al rischio di essere contagiate: all’inizio il livello di attenzione che mettevano in ogni operazione era altissimo, in seguito la routine ha reso alcune manovre automatiche, ma questo ha creato dei pertugi nei quali il calo dell’attenzione, dovuto anche alla stanchezza, allo stress, all’affaticamento, ha permesso al virus di presentarsi. Ora ci stiamo occupando anche di loro». Il direttore generale ricorda che «occuparsi di Covid è stata una novità per tutti e tutti abbiamo capito che non bastano la professionalità e la preparazione, poiché il rapporto quotidiano con un malato di Covid obbliga ad attingere a ogni risorsa psicofisica».

Isabella Giardini

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