Lockdown, quali effetti?

“Gli effetti del lockdown sulle relazioni sociali”. È il tema dell’incontro organizzato martedì sulla piattaforma Zoom dal Rotary Club Mede Vigevano. Una serata a più voci, moderata dal presidente Francesco De Cataldo, per analizzare le conseguenze della quarantena causata dal Covid-19. Prima a intervenire, l’insegnante Maria Teresa Bocca: «Ci siamo rifugiati a casa, abbiamo dimorato in un luogo sicuro, come i dieci novellatori del Decamerone che sfuggono alla peste. Ci è successo di recuperare una dimensione che avevamo perduto col tempo, che non era più il rapporto con l’orologio, ma quello scandito dalle buone abitudini di una volta, come pranzare tutti insieme. Ci siamo sentiti dire che non saremmo più stati quelli di una volta. Siamo imperfetti e vulnerabili, dobbiamo conquistare qualcosa di nuovo, la solidarietà, una nuova modalità con cui dobbiamo proteggere noi stessi ed edificare un nuovo assetto sociale e individuale duraturo. I dieci protagonisti di Boccaccio volevano fuggire la peste, ma anche esaltare l’umanità».

La quarantena ha influito sulla criminalità, che è calata per furti e rapine, ma è aumentata nelle violenze domestiche e nelle truffe online. Lo ha spiegato il tenente colonnello Emanuele Barbieri, comandante dei carabinieri di Vigevano: «Sono diminuiti del 58% furti in abitazione, danneggiamenti e rapine. Non è mai mancato lo spaccio di droga, e l’eroina prende sempre più piede. È svanita la paura per l’incremento dei suicidi, ma stiamo attenti all’estate. Abbiamo messo un enorme impegno per poter spiegare a tutti il rischio dei contatti con il prossimo. Abbiamo tentato di essere meno repressivi e più convincenti, e la Lomellina ha dimostrato di essere forte».

La parola è quindi passata a don Mauro Bertoglio, rettore del seminario e parroco del Duomo, che ha sottolineato quanto l’emergenza sia servita a verificare la forza d’animo di ognuno. «La pandemia ha toccato il cuore. Non è vero che Dio ci ha mandato il castigo per i peccati, come hanno detto certi sacerdoti. Certo, è stato difficile da gestire, non sapevamo cosa fare, eravamo nel triduo pasquale. Poi ci siamo messi a capire che il volto della Chiesa non è solo andare in chiesa, e a dare il giusto peso all’apporto di tutti: catechesi online, rosari in streaming, collegamenti con i bambini. In casa i genitori si sono presi il loro ruolo di educatori, e le nostre case sono diventate piccoli laboratori della fede. Poi c’è una realtà socio-ambientale, per custodire una comunità inclusiva, dove nessuno basta a se stesso, e si può riscoprire la forza di parole come giustizia, solidarietà, bene comune. Ci vuole attenzione ai più fragili, in un sistema economico che genera disuguaglianze. È accaduto qualcosa di epocale, il “cessate il fuoco” planetario è un segno forte di un’appartenenza all’umanità: a pace è possibile».

Nicla Spezzati è presidente del centro antiviolenza Kore. «La casa dovrebbe essere il rifugio tranquillo, ma per molte donne non lo è stato. Durante il Covid avevamo un percorso psicologico o lavorativo per diverse donne. Improvvisamente sono sparite tutte, non abbiamo più sentito nessuna di loro, nonostante whatsapp o altri social. Il nido era diventata una prigione, avevano il terrore di chiamare. Poi ne sono arrivate di nuove, che hanno chiamato in emergenza, di nascosto. Drammatica la presenza dei minori, al telefono sentivi i bambini che gridavano. In tre casi le figlie hanno chiamato per la madre. Con le rete antiviolenza di Pavia e la Prefettura si è pensato a strutture di emergenza per la quarantena. Ci siamo sentite impotenti, per fortuna non abbiamo agito da soli. Stiamo pensando a un progetto Rotary per mettere in collegamento i vari centri antiviolenza lombardi in una rete Arcobaleno per le donne con bambini. Dobbiamo preservare i valori della vita che va amata e riconosciuta».

La psicologa e psicoterapeuta Verena Boscolo è presidente dell’associazione centro studi CreativaMente. «Le relazioni sociali sono insite nell’essere umano: nel giro di 10 giorni l’isolamento fa male. Non torneremo più come prima, è vero: ognuno dovrà ripensare la propria normalità. Sicuramente la pandemia così generalizzata qualcosa ci deve insegnare, anche perché potrebbe riaccadere, e potremo essere più pronti se continuiamo a confrontarci».

Davide Zardo

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