Pendolari, per il distanziamento Mi.Mo.Al. chiede più treni

Distanziamento impossibile e disagi incompatibili con le norme di sicurezza del post pandemia. Dopo una settimana dalla riattivazione di buona parte delle corse sulla Milano- Mortara-Alessandria, lo scorso mercoledì 10 giugno è stata una giornata funesta per i pendolari della tratta: nel corso della giornata infatti sono stati soppressi i treni (da Porta Genova per Mortara) delle 16.42 e delle 18.42, con la conseguenza che il convoglio delle 19.08 è partito con i pendolari di due treni in uno. Inoltre, il treno delle 18.08 da Milano ha viaggiato con forte ritardo, giungendo 90 minuti oltre l’orario di destinazione ad Alessandria.

Una situazione inaccettabile, per l’associazione di pendolari Mi.Mo.Al. . «Normalmente i viaggiatori subiscono questo genere di situazioni: locomotive guaste, passaggi a livello non funzionanti, troppo caldo o troppo freddo sulle rotaie, aria condizionata che non funziona e finestrini sbarrati» spiegano dall’associazione con una nota:

Ma ora non siamo in un periodo normale – continuano – stiamo cercando di uscire da una pandemia mondiale, quindi guanti, mascherine, gel disinfettanti e distanziamento sociale sono necessari.

A non piacere, in particolare, la replica dell’azienda secondo la quale il sovraffollamento sarebbe causato dalla poca “disciplina” dei viaggiatori: «Trenord accusa i pendolari per il mancato distanziamento sociale, per meglio dire sovraffollamento, per non essersi distribuiti lungo tutte le carrozze visto che il rilevamento a bordo treno non ha segnalato il superamento del numero di posti disponibili. I sistemi di conteggio delle persone a bordo treno però esistono solo sul 30% dei convogli di Trenord e nessuno di questi treni circola sulla Milano- Mortara-Alessandria».

A causa delle norme per il distanziamento sociale i posti a bordo dei convogli, secondo Mi.Mo.Al, si sono ridotti da 810- 870 a circa 400. La soluzione, per il comitato pendolari, sarebbe reintrodurre alcuni dei treni al momento sospesi: «Il Milano per Mortara ore 17.08 e il 17.52 per Alessandria e almeno un treno che parta da Mortara per Milano alle ore 8.23 oppure alle 8.38. Oltre al ripristino dei treni, se vengono soppresse delle corse i viaggiatori hanno il diritto di tornare a casa, senza rivolte esasperate dal conteggio dei presenti e senza sacrificare la sicurezza dei cittadini occupando spazi più del dovuto. Sui treni che percorrono la linea Milano- Vigevano-Mortara-Alessandria – ricordano infine dall’associazione – non si può viaggiare in piedi perché non hanno le caratteristiche tecniche previste dalla delibera n. 538 del 30 aprile 2020 della Regione Lombardia. Non basta mettere dei cartelli per risolvere una crisi strutturale ed organizzativa così grave anche senza la pandemia».

biciclette treno
Biciclette a bordo di un treno (foto di repertorio)

E a proposito di convogli pieni, ancora non si è arrivati a una soluzione univoca e definitiva per quanto riguarda il trasporto delle biciclette in carrozza, vietato da Trenord, a suo dire, per la massiccia presenza di riders per le consegne a domicilio che impedirebbero il distanziamento sociale. Delle tre soluzioni prospettate dall’azienda (depositi alle stazioni, treni a orari dedicati e prenotazione obbligatoria con l’app) Mi.Mo.Al. le scarta tutte e ne sceglie una quarta: «E’ difficile capire a cosa dovrebbero servire dei depositi di biciclette nelle stazioni. I lavoratori dovrebbero avere due biciclette: una alla stazione di partenza e una alla stazione di arrivo. Senza contare la sicurezza di ritrovarle – sostengono gli attivisti – Indicare orari e treni su cui si possono trasportare biciclette è una bufala, sulla linea Mortara Vigevano Milano nessun treno può trasportare biciclette perché i convogli non hanno le caratteristiche adatte. Aspettare i treni nuovi equivale a rimandare nel tempo la soluzione dei problemi senza averne la certezza: i treni nuovi non circoleranno su tutte le linee. Continuare ad insistere sulla prenotazione del posto per il viaggiatore e per la bicicletta vuol dire cercare di limitare la possibilità di utilizzo del trasporto pubblico locale». La soluzione più adeguata, per Mi.Mo.Al., è invece «ristrutturare vecchie carrozze che siano totalmente dedicate alle biciclette».

Alessio Facciolo

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