Psicologi a domicilio 1/ Come affrontare paura e noia

L’emergenza di una nuova forma di Coronavirus ha creato in un lasso temporale molto ridotto un profondo stravolgimento delle nostre quotidianità e dei nostri equilibri, generando una situazione di disorientamento e sospensione. Paura, tristezza e angoscia sono alcune delle emozioni che possono emergere in ciascuno di noi. La paura è una di quelle emozioni di cui abbiamo sentito parlare maggiormente in questi giorni dai media o da esperti del settore, avendo essa un forte potere adattivo: ha la preziosa funzione di segnalare la presenza di un pericolo al fine di mettere in atto comportamenti adeguati per favorire la sopravvivenza. La paura, insieme a una valutazione cognitiva della situazione, ci dispone in situazioni di pericolo.

Anche se il nostro cervello è fatto per rispondere a situazioni emergenziali in modo immediato ed eccellente, quando l’emergenza si prolunga, è necessario per tutti noi iniziare a sviluppare risorse più complesse rispetto alle difese più primitive, e riuscire a orientarci nel presente cercando le risorse ancora accessibili e utili a navigare dentro l’urgenza, con crescente capacità e fiducia verso un ritorno alla sicurezza. Il cervello umano è capace di adattarsi a situazioni inimmaginabili e questo processo di adattamento è di solito naturale: abbiamo un picco di terrore e smarrimento, poi, se abbiamo sufficiente supporto intorno, una cornice chiara in cui muoverci, adeguate risorse interne ed esterne, gradualmente iniziamo a costruire nuove prospettive e possibilità, imparando e traendo forza proprio dall’esperienza negativa vissuta. Questa capacità di affrontare con risorse un momento traumatico è nota come resilienza, ed è quanto molti di noi stanno sperimentando in questi giorni di reclusione.

Se da una parte il vissuto emotivo della paura è un nostro alleato, dall’altra, qualora non riuscissimo a trovare nuove risorse per viverlo e gestirlo, potrebbe sfociare in forme di disturbo psicopatologico. Studi e osservazioni condotte in Cina, che ha affrontato l’epidemia prima che arrivasse in Italia, evidenziano come accanto alle difficoltà di salute pubblica, si sia riscontrato anche un aumento di problematiche psicologiche, quali ansia, depressione e stress (Lima et al., 2020). Il nostro equilibrio psicologico può essere minato non solo dalla paura del contagio da parte di un virus di cui sappiamo poco, e dalle conseguenti preoccupazioni per la salute, ma anche dalle misure restrittive imposte che, in pochi giorni, ci hanno portato a rivedere completamente le nostre routine.

L’isolamento che ci troviamo a vivere rappresenta un’esperienza difficile: la separazione dai propri cari, la perdita di libertà, l’incertezza circa lo stato di salute, la noia, possono creare effetti drammatici. Una recente review pubblicata su Lancet (Brooks et al., 2020) evidenzia come gli effetti psicologici di misure di quarantena adottate in precedenti momenti storici (si pensi ad esempio alla quarantena imposta nel 2003 in Cina e Canada per la diffusione della Sars), siano risultati essere ad ampio raggio, sostanziali e si sarebbero protratti a lungo nel tempo, anche per mesi o anni in seguito alla risoluzione della misura precauzionale. Certo gli effetti di non applicare tali misure preventive e contenitive sarebbero maggiori in termini di salute pubblica, compresi i decessi, ma è importante anche prestare particolare attenzione e cura ai vissuti emotivi, cercando di arginare la possibile insorgenza di disturbi psicologici, che trovano un terreno fertile nella noia, nella frustrazione e nel senso di isolamento determinati dal confinamento, dalla perdita delle routine usuali, dalla riduzione dei contatti fisici e sociali con gli altri. La situazione che stiamo vivendo è una condizione pressoché unica nella storia, di sospensione di mondo.

La perdita relazionale e la perdita di contesto in queste proporzioni non emergono dalle memorie di quanti hanno vissuto l’ultima Guerra: l’aggregazione di gruppo, da quando l’uomo è al mondo, è sempre stato il più potente contenitore dell’angoscia, e la stessa letteratura ce lo testimonia attraverso le opere del Manzoni o del Boccaccio. L’attuale sospensione di mondo priva l’uomo di ciò che ha di più essenziale: il contatto interumano. Come scrive lo psichiatra Gilberto Di Petta

nella situazione che ci è stata imposta, di sospendere tutto l’ovvio e tutto il non necessario, si è ridotta la vita umana unicamente a tre declinazioni: 1) la nutrizione; 2) la cura medica; 3) il lavoro (se non rientra tra i lavori superflui) […] Cosa rimane, in definitiva, di un’esistenza privata del mondo e sospesa sul nulla?

Se c’è un vantaggio che possiamo trarre da questa violenta riduzione di mondo è di sentire che esiste dentro di noi, insopprimibile, la condizione di possibilità dell’altro o del mondo, la condizione di possibilità di una rete di relazioni autentiche, nelle quali noi sentiamo di appartenere veramente a qualcuno, al di là del nostro ruolo, del nostro lavoro, al di là del contatto fisico, del nostro habitus, e nelle quali qualcuno appartiene veramente a noi.

(…) È portentoso quello che succede. E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano. Forse ci sono doni. Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo. (…)

Recita così la poetessa Mariangela Gualtieri in “Questo ti voglio dire”, una poesia composta per questi giorni di stravolgimento, dove stiamo apprendendo quanto è triste stare lontani, dove ci troviamo a rivolgere più preghiere al cielo e a fare tante cose, nell’intimità delle nostre case, per la prima volta, scoprendone anche il gusto. “#andratuttobene” è lo slogan che sta circolando in Italia sui social da nord a sud e, senza voler forzare su un ottimismo che naturalmente non può trovare spazio in tutte le situazioni, sta creando in molti un forte senso di appartenenza, legami e forme di solidarietà che alleviano il dolore di questo momento.

Cosa sembrerebbe attualmente contribuire a contenere l’angoscia? In accordo con l’analisi condotta dalla review pubblicata su Lancet indicata sopra, utili strumenti risiederebbero nel tentativo di comprendere e dare significato a ciò che stiamo vivendo, che possiamo costruirci solo attraverso l’ascolto o la lettura di informazioni date da fonti autorevoli, ad esempio dal Ministero della Salute o dalla Protezione Civile; in una comunicazione chiara e precisa che rassicuri anche sulla disponibilità di beni di prima necessità (alimentari e medici); nel rafforzamento di un senso di altruismo, solidarietà e responsabilità civica, che emergono anche dalla condizione di stare a casa per preservare la salute di tutti; nella scelta di attività significative da fare. Questi alcuni degli aspetti che dovremmo dunque pazientemente coltivare, scoprendo risorse di adattamento funzionale, in attesa di ritornare a viversi.

dott. Nicola Allegri

dott.ssa Antonella Auletta

dott.ssa Federica Del Signore

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