Osservatorio 27-03 / L’idea di Dio

A voler guardare tutte le “dirette” televisive sui vari canali, anche quelli fino a ieri non sospetti, di celebrazioni liturgiche e di preghiere, verrebbe da dire “la cattolicissima Italia”.

E’ pur vero che, senza peccare di irriverenza, “la paura fa 90”, ma questo proliferare di momenti di preghiera proposti dalle tv e dai social, fa emergere un “sentire” da parte della gente che conferma quella che è la “radice” cristiana non solo dell’Italia, ma di tutta Europa, quella “radice” negata dai burocrati nella Magna Carta europea, ma in realtà confermata dalla stessa popolazione.

Questo non per “rivendicare” un peso politico che spesso, per molto meno, viene dato a altre realtà sociali e culturali non solo del nostro Paese, ma soprattutto per “fotografare” una realtà che spesso non si vede o che rimane un po’ sopita nei pensieri e nelle abitudini della gente, ma che in verità esiste in tutto il suo valore e il suo significato.

E ci sembra che le diverse iniziative e manifestazioni in tutto il mondo, ci consentono non solo di parlare di “radici cristiane”, ma di “radici di fede”, che abbracciano appunto le “fedi” di tutto il mondo.

Sono le “radici” non solo storiche e culturali, ma le “radici” dell’uomo che ha nella sua stessa natura l’idea di Dio, al quale si rivolge magari solo nel tempo del bisogno, ma di fronte al quale comunque si ritrova sempre disarmato da una parte, ma nello stesso tempo con tanta fiducia dall’altra.

L’ “idea di Dio” che spesso l’uomo non pensa nemmeno di avere, ma alla quale si riferisce quando, anche in “buonafede” si accorge della sua povertà e inadeguatezza.

Allora forse in queste giornate nelle quali abbiamo più tempo per pensare (anche per avere paura) potremmo approfondire un po’ questa “idea di Dio” che è in ogni uomo, la quale viene ancora prima della religiosità e di una adesione di fede.

Ci “aggrappiamo” a questa idea forse solo nel momento del bisogno. Un atteggiamento che non vogliamo leggerlo semplicemente come ipocrita, ma come provocazione, per essere sinceri con noi stessi e ammettere che forse questa “idea di Dio” la dovremmo riprendere di più nella nostra vita, come un seme da far crescere, in termini di riflessione, di confronto con noi stesso, fino ad arrivare alla adesione e a quella che chiamiamo “professione di fede”

Di fronte a questa constatazione, sembra incomprensibile come questa “idea” che è nel cuore di ogni persona non venga mai tenuta presente nelle diverse legislazioni (e negli stessi decreti di emergenza come stiamo vivendo), per “rispettare” la stessa natura dell’uomo.

Spesso si ha paura di essere “confessionali”, ma anche la stessa “laicità” non è garanzia di un Dio che vogliamo lasciar fuori dalla porta, per poi farlo “rientrare” dalla finestra!

Dep

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