Osservatorio 11-04 / Un incontro che libera

L’immagine di un giovane che segue Gesù, anche dopo la fuga degli apostoli di fronte alle guardie, e che, per sfuggire alla stessa sorte del Maestro, corre via abbandonando il lenzuolo che lo ricopriva, è un quadretto curioso all’interno del racconto della Passione offertoci dall’evangelista Marco.

Nella storia dell’esegesi ci si è sbizzarriti nell’interpretare questa figura e nel cercare di capire perché un dettaglio così apparentemente insignificante sia stato inserito in un momento tanto solenne come l’inizio delle sofferenze di Cristo. C’è chi ha letto in quella scena una nota autobiografica dell’autore del Vangelo, chi invece un’immagine simbolica della liberazione da ogni vincolo che scaturisce dall’incontro con il Signore. Diverse voci si sono soffermate sull’episodio, ma ciò che è certo è che, nei momenti cruciali degli ultimi giorni terreni del Salvatore, compaiono due giovani. Uno è proprio questo ragazzo in fuga, l’altro è il “giovane in bianche vesti” che, nel sepolcro, attende le donne per annunciare la resurrezione. Sembra dunque che tra il compimento del progetto di salvezza di Dio e la giovinezza esista un legame tutto speciale. La giovinezza, se ci pensiamo, è immagine di apertura al futuro, di inizio di ogni opportunità, di un potenziale capace di svilupparsi in molteplici direzioni e, in un modo o nell’altro, di influenzare la storia.

La metafora con la vita dell’uomo che incontra la redenzione è quasi immediata: come il giovane, ogni persona che sceglie di farsi discepolo della verità apre davanti a sé un orizzonte di libertà che può fiorire nella santità promessa dal Vangelo.

Ma tutto questo si riduce a un semplice artificio retorico? Forse c’è di più. Scendendo dalla letteratura alla concretezza della vita, non si può non essere provocati da una domanda che nasce spontanea dall’ascolto di questi brani: oggi, quanto i giovani colgono la potenza liberante del messaggio cristiano? Evitiamo i luoghi comuni. Non è vero che la dimensione spirituale o la profonda lettura della vita non interessino fino all’età adulta. Anzi, le ricerche sociologiche e, ancor di più, l’esperienza di chi vive l’avventura educativa dimostrano il contrario. Quello che va compreso è la portata e incisività del messaggio evangelico nella vita dei giovani. Non tanto a livello di morale pratica, quanto nel fascino e nell’attrazione che esso riesce a suscitare. Esperienze positive di impegno sociale, così come scelte vocazionali maturate da un attento ascolto del messaggio di Cristo, dimostrano quanto il Vangelo sia capace di condurre verso una vita buona e realizzata. Tuttavia, è indubbio che in molti casi un vero e proprio “schermo” impedisca un approccio sereno alla proposta cristiana. Come le guardie del Vangelo, una riduzione dell’esperienza cristiana ai soli dogmi e comandamenti, unita alla contro-testimonianza di tante comunità di discepoli di oggi, offre una prospettiva soffocante e distorta di ciò che dovrebbe essere, l’esperienza della redenzione. La rilettura della Passione di Cristo e dei Vangeli della misericordia, può diventare anche occasione per riflettere su questo aspetto. In mezzo alle tante meditazioni spirituali e personali, siamo chiamati a una consapevolezza profonda: quella responsabilità, che come ministri e discepoli abbiamo, di riconsegnare ai giovani la loro missione. Una missione bella e potente: essere liberati e liberatori grazie all’incontro con Cristo.

don Carlo Cattaneo

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