“I poveri li avete sempre con voi”. Questo il tema della Giornata Mondiale dei Poveri, fortemente voluta da Papa Francesco e che si celebra in tutto il mondo domenica 14 novembre. Lo stesso Papa ha voluto accompagnare questa giornata con un personale pellegrinaggio ad Assisi, che avviene proprio oggi, venerdì 12 novembre. Con questo gesto Papa Francesco vuole additare il “poverello” di Assisi come icona dell’aiuto ai poveri, lui che si è spogliato di tutto per “condividere” con i poveri la loro stessa povertà.
Crediamo che la lettura esatta di questa “giornata” sia da sintetizzare proprio nella parola “condividere” e con l’atteggiamento che concretamente ne consegue. Non ci viene chiesto, infatti, di “fare un’offerta” ai poveri, ma di condividere il loro stato. E questo, lo sappiamo è molto di più.
San Francesco ha scelto la povertà assoluta, vivendola come “povero”, accanto ai poveri. Gesù Cristo si è fatto “povero” per tutti noi.

Facilmente possiamo capire che sarebbe molto più facile vivere questa giornata facendo un’offerta per i poveri… e certamente occorre anche farlo, ma il Papa in realtà ci mette con le spalle al muro… chiede di “condividere” e sappiamo che la “condivisione”, in tutte le cose, impegna molto di più. Non solo, ci chiede di lasciarci interpellare da tutte le povertà, non solo quelle che potremmo definire “tradizionali”, con la famiglia povera o il povero che chiede la carità, ma le tante “povertà” della società di oggi.
Esiste una povertà etica, una povertà di fede, una povertà culturale, una povertà di valori…e via di questo passo. Ma ci possiamo domandare anche da dove nascono queste povertà e come possiamo aiutare quelli che potremmo definire i “nuovi poveri”. Indubbiamente non è facile, perché sono meno evidenti di quelle “solite”, e poi c’è il rischio a volte di entrare in sfere troppo private. C’è, infatti, il povero che “si vede” e forse vuole anche farsi vedere, ma c’è anche il povero che “non ostenta” o addirittura nemmeno lui sa di essere povero.
Ci può commuovere un povero sull’angolo della strada che chiede la carità, ma tante volte non ci accorgiamo del nostro vicino di casa che vive una povertà diversa, ma non per questo meno grave.
Per “stanare” il “povero della porta accanto” occorre tanta sensibilità e capacità di uscire dalle nostre paure, dalle nostre difese, dalle nostre abitudini, perché lo dobbiamo “scovare” proprio come ha fatto San Francesco, spogliandoci dei nostri format, delle nostre priorità, dei nostri pregiudizi…bussare a quella porta e dire “buongiorno!”
A volte basta solo questo e forse vale di più di una offerta scacciapensieri.
Dep