Nel cuore convulso e agitato di una Milano frenetica e apparentemente sempre più fredda è incastonato un luogo che richiama una realtà quasi fuori dal tempo. È una piccola cappella, racchiusa all’interno dell’Istituto delle Figlie dell’Immacolata Concezione, nella quale tra il 1936 e il 1940 visse una parte della sua straordinaria vita mistica Madre Pierina de’ Micheli, elevata all’onore degli altari con il titolo di “beata” da Benedetto XVI nel 2010. Centro di tutta la sua straordinaria avventura è il legame particolare con il Volto Santo di Gesù, da lei amato e venerato fin dalla più tenera età.
Proprio questa devozione, per mandato esplicito del Cielo, la suora ebbe il compito di diffonderla, chiedendo, tra le altre cose, l’istituzione di una festa dedicata nel martedì precedente l’inizio della Quaresima. Così mentre all’esterno il chiasso e i colori del Carnevale riempiono le vie della città, radunando grandi e piccini, nella piccola chiesetta di via Elba il silenzio dell’adorazione la fa da padrone, invitando anime generose a lasciarsi guardare “faccia a faccia” da un Dio fatto pane per ogni uomo. Sembra una cronaca di altri tempi eppure, se ci pensiamo, è in realtà un’immagine straordinariamente plastica di quel contrastato passaggio che il calendario ci chiede di vivere in questa settimana. Dal frastuono della festa al deserto della Quaresima. In passato si trattava di un vero e proprio scontro, quasi tra il bene e il male (rappresentato dai balli e dalle feste in maschera guardate con sospetto da una mentalità forse abitata da un rigore eccessivo, anche se mossa da buone intenzioni); oggi, dobbiamo dirlo, questo dissidio è molto attenuato ma, come spesso accade quando si passa da un estremo ad un altro,
con il deleterio effetto di rendere incapaci di cogliere lo straordinario valore del cammino penitenziale che conduce a Pasqua.
Non possiamo negare che per molti la Quaresima sia sinonimo di privazioni, di anacronistiche rinunce, prigioniera di una cappa di tristezza che molto spesso la fa temere e mettere da parte. In un contesto nel quale anche dedicare dei giorni alla spensieratezza sembra superfluo, abituati ormai a un’eterna baraonda, suona veramente assurdo il digiuno dalle distrazioni che la liturgia domanda per seguire Gesù nel deserto e giungere con lui alla Risurrezione.
E allora forse proprio quel Volto posto dalla Chiesa prima del giorno delle Ceneri può offrire un senso e un valore nuovo e attuale al cammino che ci è chiesto di fare. Laddove infatti la tradizione e la consuetudine vengono meno, solo ciò che attrae, che tocca il cuore può muovere l’uomo alla ricerca, al mettersi in cammino. Fissare lo sguardo sul Volto di Cristo, volto umano, troppo umano, sul quale brilla la luce di un amore crocifisso e divino, smuove dentro, fa sentire accolti, provocati da uno sguardo che inquieta e chiama a fare i conti con se stessi, dando l’avvio ad un cammino di crescente libertà. Solo allora, perché il passo sia più spedito si sentirà il bisogno di “alleggerire” il bagaglio, perché la metà non sia confusa si avvertirà l’esigenza di liberarsi dalle distrazioni e solo in quel momento, in un silenzio desiderato e cercato, si potrà comprendere come la meta ha tanto più valore quanto si è rinunciato a tutto per raggiungerla.
Don Carlo Cattaneo