Emozione in tutto il mondo per la Beatificazione di Carlo Acutis, il 10 ottobre scorso ad Assisi, un ragazzo di 16 anni, colpito da leucemia fulminante, venuto a mancare il 12 ottobre 2006 all’ ospedale “San Gerardo” di Monza. Da subito si diffuse la sua “fama di santità”… ma per essere dichiarato santo ci vuole il riconoscimento ufficiale del miracolo. Riconoscimento che è giunto da Papa Francesco il 21 febbraio 2020. Fin qui, in poche righe, l’iter della Causa di Beatificazione …tutto regolare.
Pensandoci bene, però, il vero “miracolo” è stato quello ufficialmente riconosciuto dalla Chiesa, con la guarigione di un bambino brasiliano o lo possiamo piuttosto individuare nella vita stessa di Carlo?
E’ normale, infatti, oggi, che un bambino di sette anni parli dell’Eucarestia come un teologo? E’ normale che un ragazzo di dodici anni fondi dei gruppi di preghiera in tutto il mondo?
E’ normale che un ragazzo di 15/16 anni, esperto di informatica, con una intelligenza superiore, “predichi” Gesù attraverso tutti i social a lui disponibili?
Rispondiamo a queste domande con davanti la situazione degli adolescenti di oggi, i loro valori, i loro ideali, il loro stile di vita… indubbiamente pare subito fuori dai binari della “normalità” la vita di Carlo, prima della malattia. Eppure non era un emarginato, non apparteneva ad una famiglia povera (anzi), non si emarginava dagli amici… non era uno “sfigato” come si dice oggi. Eppure… era “altro” dai ragazzi e dagli adolescenti di oggi.
Il vero miracolo lo aveva già compiuto il Signore nella persona stessa di Carlo, “scegliendolo” per una proposta forte, per una testimonianza autorevole, per una vita controcorrente, da portare e condividere con i ragazzi del suo tempo
Gli ideali di Carlo e la sua “consapevolezza” di Dio li possiamo trovare nei ragazzi di oggi? Certamente no, ma nello stesso tempo non possiamo proporre Carlo come una voce “fuori dal coro”, come una “mosca bianca”… dobbiamo avere il coraggio di “farlo conoscere” nella sua “normalità”, un ragazzo che ha incontrato Dio, che è stato coinvolto dal vangelo e dalla proposta di fede. Un ragazzo come tanti altri, che ha imboccato una “strada” donatagli dal Signore, per condividere il vangelo con i suoi coetanei, per dire ai ragazzi di oggi, semplicemente, che pregare non è “fuori moda”, che ricevere l’Eucarestia non è da “vecchietti”, che testimoniare il Vangelo non attira il “bullismo”.
Non facciamo diventare Carlo una bella immaginetta, facciamolo invece incontrare dal maggior numero di ragazzi possibile, proponiamolo con coraggio e nello stesso tempio “normalità”… nella certezza che non proponiamo uno che ha compiuto il miracolo, ma semplicemente che è stato “scelto” da Dio, per parlare ai giovani di oggi
Dep