Osservatorio 18-04 / Quando le porte si aprono

La porta del sepolcro spalancata. Lo stupore, il timore, lo spavento delle donne accorse all’alba “dopo il sabato”. Sono i segni di una novità inattesa, destinata a cambiare per sempre la storia del mondo.

È uno squarcio nel regno della morte. Ma da lì non escono buio e fetore, come ci si aspetterebbe dal corpo di un condannato alla distruzione. No. Da quella fenditura prorompono luce e buon profumo. L’aroma dell’amore vittorioso e redentore. Quello che risveglia l’umanità dal torpore del nulla, dal sonno del non senso. E quando Colui che tutti cercano tra i morti si manifesta risorto, si apre un altro varco davanti agli occhi dei “suoi”: quello delle ferite. Ferite attraversate dallo strazio del dolore, gravate dal peso di un peccato troppo grande per essere portato da mani mortali. Eppure ora, impastato al sangue del Figlio di Dio, quel peccato lascia filtrare lo scandalo più grande: la misericordia. Quella gridata sulla Croce in un “oggi sarai con me in Paradiso” rivolto a un malfattore, un ladro, forse persino un assassino. È il boato silenzioso di un amore che dà la vita. Così forte da forzare anche le porte del rifugio dove gli undici si erano nascosti per paura dei Giudei. Da lì inizia una storia di salvezza, da seminare “per mari e per terra” fino alla fine del mondo. Pasqua è questo.

È annuncio e mistero. È il Vangelo che spalanca le porte, non solo come dottrina o morale, ma come testimonianza viva e sconvolgente di libertà.

Una libertà vera, che infrange catene, scioglie legami, spezza serrature. La libertà di un Salvatore che neanche la morte ha potuto trattenere. Ricordiamolo in questo anno giubilare. Un anno in cui abbiamo visto un uomo, anziano e malato, spalancare la porta della speranza. Non solo nelle basiliche romane, ma soprattutto davanti alle vite. Vite stanche, appesantite da un’esistenza spesso dura e ingiusta. Vite piegate dal peso delle colpe, frutto di una libertà usata ingenuamente, talvolta tradita e nascosta. Eppure, da quella porta aperta, è passato un annuncio: una gioia che nessuno potrà più toglierci. Facciamone memoria. Perché la forza della Risurrezione e il messaggio dell’Anno Santo non restino imprigionati nella bellezza di una liturgia o nello stupore di grandi eventi.

Pasqua 2021 messaggio vescovo Gervasoni - Risorto

Abbiamo bisogno di porte che si aprano anche nella nostra quotidiana esperienza della banalità del male. Abbiamo sete di ferite che grondino luce su un’attualità malata di egoismo e di culto dell’uomo. Che sia lo sportello di un confessionale o il portone di una basilica, la nostra umanità ha urgenza di incontrare uno spiraglio di salvezza. Non parole rassicuranti. Non promesse di consolazione. Ma una prospettiva liberante: la distruzione del male e della morte. A cominciare da quella morte interiore che nasce ogni volta che incontriamo il male e non sappiamo come reagire. Sì, abbiamo bisogno di Pasqua! Non per tradizione. Non per ideologia. Ma per sopravvivenza. Nei rifugi chiusi delle nostre certezze e del nostro individualismo, abbiamo bisogno di porte spalancate che dicano strade nuove, possibilità nuove. E se per arrivarci occorre passare dal legno di una croce, che sia. Purché sia Pasqua. Pasqua davvero. Al di là di ogni resistenza.

don Carlo Cattaneo

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