Osservatorio 19-07 / Un generare che sconvolge

Una donna dal nome sconosciuto, della cui storia nulla si sa, chiamata , per un disegno singolare, a dare alla luce qualcuno che cambierà la storia con un semplice sì. Una fanciulla, promessa sposa di un falegname, con un’infanzia trascorsa al Tempio e davanti l’incerto e programmato futuro di ogni giovane del suo tempo. Anche per lei una maternità improvvisa, non cercata. Anche per lei un generare che sconvolge il mondo. Madri. Semplicemente. Donne comuni che probabilmente si sarebbero confuse tra le tante figlie di Israele chiamate alla routine della vita familiare, non fosse stato per un disegno più grande da tempo pensato per loro.

Anna e Maria, mamma e figlia che in questo mese di luglio il calendario della Chiesa ci fa invocare come “Madre della Gran Madre” e “Regina del Carmelo”, ribadendo ancora una volta l’eterna provocazione del Vangelo, quella di un Dio che innalza gli umili e abbassa i superbi. La loro relazione, quella quotidiana e familiare di cui nulla ci è narrato, è paradossalmente una cassa di risonanza per un tema di straordinaria attualità, ossia l’importanza delle origini, dei legami parentali dai quali dipende in grande parte lo sviluppo, la maturazione e, potremmo dirlo grossolanamente, l’esito della vita di una persona. Gesù, del resto, nella sua natura umana ha vissuto, ha pensato, ha amato in un certo modo perché così ha imparato nella sua famiglia.

Un canto popolare si riferisce a Sant’Anna chiamandola “nonna cara di Gesù”. Sembra un titolo ingenuo e un po’ melenso, ma in effetti, soprattutto nella società del tempo, il rapporto con la famiglia e con gli anziani era determinante per il passaggio delle tradizioni e per la formazione del fanciullo fino all’ingresso nell’età adulta. Non serve essere studiosi per capirlo, basta fare riferimento all’esperienza che anche nella nostra Italia era comune fino a almeno una settantina di anni fa. I nonni erano custodi di un’esperienza di vita da passare ai genitori e poi ai nipoti ed era in questo milieu che si formava la coscienza del ragazzo o della ragazza, con i suoi valori morali e i suoi punti di riferimento. Le circostanze storiche hanno portato oggi a cambiare questo modo di vivere, senza purtroppo sostituirlo con nulla di significativo ed è iniziato così il tempo dei “j’accuse” alla società, alla scuola, alla Chiesa per la loro incapacità di fornire modelli validi alle giovani generazioni con un proliferare di teorie sempre più intricate e contraddittorie.

Forse se ne sarebbe potuto saper di più, se, invece di cercar lontano, si fosse scavato vicino.

Così scrive Alessandro Manzoni nel capitolo X dei Promessi Sposi e la definizione si adatta perfettamente a questa situazione. Per capire come mai la pianta non cresce oppure cresce male occorre guardare alle radici e questo ci riporta a quel legame madre – figlio – nonna così emblematico e così sbiadito oggi quasi fosse una chimera. Anna e Maria allora, forse, più di tante devozioni ci riportano a questo essenziale da cui però dipende il futuro e la storia

don Carlo Cattaneo

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