Osservatorio 24-01 / E quindi?

Un paio di settimane fa alcuni studenti mi hanno chiesto come mai tra le notizie prevalgono quelle negative. Non era una domanda riferita a un media specifico, sono ragazzi che si informano sui social (prima fonte) e in seconda battuta tramite i telegiornali e le app o i siti di un paio di giornali a cui hanno accesso tramite un progetto scolastico. Ed è un dato sopra la media: di solito il circuito informativo si ferma al primo o al secondo ambito, secondo il 19° Rapporto sulla comunicazione di Censis il 93% degli under29 ricorre a Whatsapp, il 79.3% a YouTube, mentre la tv è al 50% e la stampa cartacea al 5%.

La risposta classica alla domanda è che sono le notizie che attirano di più il pubblico; la cronaca nera attrae al di là del fatto che presenti storie che coinvolgono direttamente poche persone. Si può correre il rischio di bollarla come una domanda ingenua, eppure sempre il Rapporto Censis spiega che tra i «generi di notizie che interessano di più» la nera è sesta su nove categorie (24.9%, con un calo di 0.9 punti tra 2022 e 2023), seguita da cronaca rosa e gossip (15.9%) e preceduta da politica (32.1%), stili di vita – viaggi – cucina (31%), sport (29.2%), scienza – medicina – tecnologia (29%) e cultura e spettacoli (27%). Anche gli altri temi spesso e volentieri contengono “notizie negative”, eppure fa riflettere che la categoria principe – tanto da essere connotata dal colore “nero” del lutto – sia attardata.

Forse allora la risposta classica è anche una risposta “pigra”, comoda per un giornalismo che ha smesso di farsi una domanda: quando si inizia si impara che il cronista deve rispondere a cinque quesiti ovvero «chi?», «cosa?», «quando?», «dove?», «perché?»; c’è chi aggiunge «come?», ma in ogni caso ne manca una. «E quindi?»: cosa racconta questa storia alla comunità di riferimento del media per cui “scrivo” (in senso lato, includendoli tutti)? In che modo è di supporto per analizzare e interpretare la realtà che vive, preservandone la complessità e non facendo da cassa di risonanza (le cosiddette “echo chambers” dove si confermano stereotipi e pregiudizi)?

Come si prende cura del “bene comune” e risponde alla domanda di senso che è di ogni essere umano?

Oggi, nella ricorrenza di san Francesco di Sales protettore dei giornalisti, sarà diffuso il “Messaggio” del Papa per la 59esima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il cui filo conduttore è «condividete con mitezza la speranza che sta nei vostri cuori» (1Pt 3,15-16). Il legame con il Giubileo della speranza è stretto e del resto l’evento giubilare è anche un evento comunicativo e allora da un lato la Santa Sede pone l’attenzione sul fatto che «oggi troppo spesso la comunicazione è violenta» ed è «quindi necessario disarmare la comunicazione, purificarla dall’aggressività», ricordando che «per noi cristiani la speranza è una persona ed è Cristo. Ed è sempre legata a un progetto comunitario; quando si parla di speranza cristiana non si può prescindere da una comunità che viva il messaggio di Gesù in modo credibile a tal punto da far intravedere la speranza che porta con sé, ed è capace di comunicare anche oggi la speranza di Cristo con i fatti e con le parole».

Giuseppe Del Signore

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