Bestiario / Bignami di birdwatching lomellino

Uno dei sei lettori di questa rubrica mi ha confessato di aver fatto un figurone a una cena parlando dell’ibis eremita di Confienza. La nostra discussione ha avuto luogo durante un viaggio in auto attraverso il cuore di tenebra della Lomellina: sotto un cielo plumbeo, risaie gonfie di pioggia ospitavano decine di uccelli diversi, indifferenti al nostro passaggio.

Ho pensato: perché non fare un compendio per dare un nome a quelle che nella nostra percezione spesso sono solo forme alate sullo sfondo? Una guida per rendere giustizia a una fetta importante della biodiversità del nostro territorio (gli uccelli acquatici) e, perché no, per darsi un po’ di arie durante cene e aperitivi. Quelli della famiglia degli Ardeidi sono tra i volatili più diffusi nelle nostre risaie. Di facile riconoscimento è l’airone cinerino, tra i più grandi (tra i 90 e i 98 cm) e dal piumaggio grigio-nero; le sue dimensioni sono simili a quelle dell’airone bianco maggiore, colore candido e becco lungo e giallo. L’airone bianco talvolta può essere confuso con la garzetta, che è molto più piccola (60 cm) e ha becco e zampe nere; nel periodo degli accoppiamenti presenta un lungo ciuffo di piume che parte dalla nuca. Bianco è anche l’airone guardabuoi, volatile di origine africana che negli ultimi 40 anni si è espanso naturalmente in Europa e nelle Americhe: rispetto alla garzetta ha becco, collo e zampe più corte e di colore giallo. Più difficili da avvistare sono l’airone rosso, simile al cinerino ma con il collo marrone, e specie dal collo corto come la sgarza ciuffetto (piumaggio color cuoio), la nitticora (bianco-nera) e il piccolo tarabuso, di colore bruno. Passando agli ibis, l’eremita è un ospite d’eccezione, ma l’ibis sacro è ormai onnipresente nella pianura Padana: specie alloctona, ha il corpo bianco, mentre zampe, posteriore, collo, testa e becco curvo sono neri come la pece. Più raro il mignattaio, suo cugino autoctono, più piccolo e di color rosso mattone.

Tra gli uccelli appartenenti ad altre famiglie che si possono avvistare tra canali e risaie della Lomellina c’è la cicogna, oppure anatre come il germano reale (il maschio è inconfondibile, con la sua testa verde), e ancora l’elegantissimo cigno bianco. Una menzione a parte la merita il cormorano: nero, con piedi palmati e becco a uncino, ha iniziato a diffondersi in maniera naturale in Italia dagli anni ’80. La vulgata comune di pescatori, agricoltori, anziani al bar, lo vuole come specie introdotta (non si sa da chi: dai fantomatici “verdi”, dicono alcuni) responsabile di razzie di pesce. Di vero c’è poco: se il pesce non c’è più, bisognerebbe forse guardare in altre direzioni, come l’inquinamento e l’introduzione di fauna ittica alloctona.

Alessio Facciolo

Le ultime

Osservatorio 14-03 / Il digiuno e la parola

L’immagine del deserto è una delle più evocative del...

16 marzo, seconda Domenica di Quaresima

Siamo nel cuore del vangelo di Luca, una sosta...

Il Racconto / Cercando mostri di pietra

Il cercatore di Gargoyle, col pesante cappotto nero che...

Bestiario / Nutria, un infranto sogno borghese

Quando risalgono dai fossi, con la pelliccia ancora umida,...

Login

spot_img