In Italia ci è arrivato a bordo delle galee romane, destinato a diventare un manicaretto per le tavole imbandite di un Impero decadente; quasi 1600 anni dopo, la sua espansione in tutta la Penisola sembra inarrestabile, con segnalazioni sulle coste liguri, ai piedi delle montagne dell’Alto Adige e, naturalmente, anche tra pioppeti e risaie della Lomellina.
VITA NOTTURNA Con il suo corpo a campana completamente ricoperto di aculei bianconeri, l’istrice è uno degli animali più riconoscibili della fauna italiana. Dopo il castoro, con i suoi 70-80 cm di lunghezza è il secondo roditore più grande d’Europa (è parente quindi di topi, nutrie e scoiattoli, ma non dei ricci, che condividono con lui soltanto il dorso coperto di aculei) e si nutre prevalentemente di vegetali, anche se occasionalmente non disdegna masticare qualche osso, per incrementare il proprio livello di calcio. Per ammirarlo in natura bisogna essere fortunati, oppure fare le ore piccole: è infatti un animale notturno, che vive per anni nella stessa tana assieme al partner e ai propri cuccioli. Ma anche se nessuno lo vede l’istrice c’è, e viaggia: se fino agli anni ’70 la sua diffusione era limitata tra la Toscana e la Sicilia, negli ultimi decenni il porcospino ha colonizzato gran parte del nord Italia (Val d’Aosta e Friuli escluse), complice anche un generale innalzamento delle temperature.
IN LOMELLINA Dal sito Ornitho.it, piattaforma utilizzata per mappare gli avvistamenti di fauna selvatica da parte di naturalisti e appassionati, negli ultimi tre anni risultano segnalazioni della sua presenza anche in Lomellina: e c’è anche chi, fra i frequentatori di boschi e garzaie, ha postato sui propri social foto di aculei, impronte o scatti “rubati” a qualche animale in carne e ossa. Il roditore, in zona, è stato anche involontario protagonista di un giallo. Nel 2019, un passante segnalò infatti il ritrovamento di un piccolo piede umano in un campo appena arato di Mortara: quel resto, analizzato dai carabinieri, pare appartenesse invece proprio a un istrice. Il porcospino ha poi un’ulteriore peculiarità: in tutta Europa, vive solo nel Belpaese. Si tratta infatti di un animale di origine africana, diffuso in tutto il Maghreb e a sud del Sahara, in una fascia che va dal Senegal alla Tanzania. A portarlo in Italia, attorno al quinto secolo, furono appunto probabilmente i Romani, che ne apprezzavano molto le carni e ne importarono numerosi esemplari da quella che oggi è la Tunisia.
Alessio Facciolo