Si annidano negli interstizi delle porte e tra le ante delle finestre, simili a grossi legumi secchi con le zampette; ronzano, rumorose e fastidiose, andandosi goffamente a schiantare contro i lampadari. La mia compagna, quando le trova in casa, dà loro due chance di salvezza: spesso la sprecano, rientrando testardamente, quasi ottusamente, dalla stessa finestra dalla quale sono state gettate.
Oggi parliamo delle cimici, insetto simbolo dell’autunno, stagione in cui, a causa dell’abbassamento delle temperature, si avvicinano alle case alla ricerca di un posto caldo dove passare i mesi freddi. Le cimici non godono di una fan base particolarmente ampia: il loro volo, pesante e rumoroso, ma soprattutto il persistente odore che emettono quando si sentono minacciate le rendono invise ai più. Eppure, tra gli artropodi (ovvero insetti, aracnidi, millepiedi e simili) che frequentano le abitazioni umane, le cimici sono tra quelli più inoffensivi. Non mordono (altolà, vedo una mano alzata là in fondo: le cimici dei letti non sono veramente cimici, o comunque non sono parenti strette di queste) perché si nutrono di piante e frutta, delle quali succhiano i nutrienti grazie a un organo chiamato stiletto; puzzano, questo sì, ma soltanto perché è
la loro unica difesa contro un mondo di predatori più grossi o più attrezzati come ragni, cavallette, formiche e uccelli.
Le cimici, pur di dimensioni simili (circa 2 centimetri) non sono tutte uguali. Sono principalmente tre le specie che si vedono nelle nostre case: le nostrane cimice verde e cimice grigiastra e l’alloctona cimice asiatica. La prima è quella più riconoscibile, con il suo caratteristico colore smeraldino (anche se nel tardo autunno tende a virare sul marrone-rossastro), mentre quella grigiastra è, appunto, di tinte marmorate. Anche la cimice asiatica ha la stessa livrea grigia: si differenzia da quella nostrana per la forma della testa, rettangolare nel caso dell’asiatica, trapezioidale per l’altra. Tra il 2017 e il 2018 la cimice asiatica, originaria di Cina e Giappone, sembrava essere diventata una piaga quasi apocalittica: anche qui in Lomellina a migliaia ricoprivano pareti e muri, favorite da condizioni climatiche favorevoli e assenza di predatori specifici. Negli anni la situazione si è normalizzata: ma con gli alloctoni (specie evolutesi in ambienti diversi, e per le quali il nostro non ha difese) non si può mai sapere.
Alessio Facciolo