Quanto casa nostra è realmente solo casa nostra? Come esseri umani siamo abituati ad attraversare i luoghi in cui viviamo ignorando in maniera più o meno inconsapevole le altre forme di vita che ci circondano.
Ne prendiamo coscienza solo quando esse ci arrecano un danno, oppure quando irrompono in contesti totalmente inaspettati (tipo quel lupo che in questi giorni sta gironzolando per Milano). Ma anche se non ce ne accorgiamo, al nostro fianco vivono, mangiano, cacciano, muoiono un numero infinito di creature, anche di grandi dimensioni. E come scovarle? Con comunissima fototrappola. Le mie prime esperienze con questo dispositivo, che registra brevi filmati in presenza di movimenti e fonti di calore, sono state in un campo incolto di fianco a casa dei miei genitori. Sterpaglie, rovi, e un piccolo boschetto, i resti di ciò che un tempo era una vigna, o forse un frutteto. Posti non utili, non belli, privi di attrattiva, ma ricolmi di vita. Basta sapere dove guardare e un rametto spezzato, l’erba abbassata rivelano un sentiero, percorso da chissà quante e quali zampe. Quelle dei silvilaghi ad esempio, ripresi all’alba, in gruppo, mentre brucavano l’erba ancora coperta di brina.
In quello stesso punto, la notte dopo, come un fantasma ha fatto capolino il loro principale predatore: una volpe rossa, elegante e sfuggente, immortalata per una trentina di secondi prima di sparire nella nebbia.
Ma quanta vita poteva esserci ancor più vicino, direttamente nel giardino? La risposta è: tanta. Davanti a un buco scavato sotto la recinzione del pollaio è passato chiunque: un gatto domestico, che per un’intera notte ha monopolizzato la fotocamera, e ancora topolini, gazze, ratti, minilepri, lucertole, una ghiandaia, un ibis, un riccio. L’ultima sera, attorno alle due, un corpo bianco e nero, a forma di pera, ha invaso lo spazio della camera. Ancora il gatto? Ma no, troppo tozzo, col muso aguzzo… un tasso era venuto a pasteggiare con le mele cadute in fondo all’orto. Massì, direte voi, facile dirlo in campagna. Eppure… da un paio di anni vivo in pieno centro, dove a svegliarmi non è il canto del gallo, ma il rombo dei motori in strada. Ma la vita si vede e si sente: ratti, merli e gatti sui marciapiedi, il canto delle civette di notte, lo starnazzare di cornacchie, gabbiani e anatre di giorno. Sono lì, percepiti solo di sfuggita… in attesa di trovare un posto dove posizionare la fototrappola.
Alessio Facciolo