Bestiario / Un pacifico serpente americano

Che ci fa un serpente americano nel cuore del parco del Ticino? Se lo sono sicuramente chiesto anche i volontari dello Studio Emys che, la scorsa settimana, sono dovuti intervenire alla lanca Ayala (Vigevano) per recuperare un esemplare di serpente del grano.

Il serpente del grano, nome scientifico Pantherophis guttatus, è un ofide non velenoso diffuso nella parte orientale degli Stati Uniti d’America. Nella sua patria d’origine non solo non è temuto (anche se talvolta viene confuso con il più velenoso “testa di rame”), ma è particolarmente apprezzato dagli agricoltori: il “corn snake” (che prende il suo nome dalla somiglianza fra le sue scaglie e la varietà di pannocchie rosso-oro coltivate anticamente negli Usa) si nutre infatti dei piccoli roditori che infestano campi e granai.

Forse è stata questa sua particolare dieta a convincere qualcuno a importarlo e liberarlo in Australia, dove è divenuto una specie invasiva, portatrice di agenti patogeni dannosi per la fauna locale e predatrice di specie autoctone.

La stessa cosa che era successa in alcune isole dei Caraibi e che rischia di succedere in Brasile: il serpente del grano, al di là delle sue abilità di cacciatore di topi, è sbarcato in Sudamerica come apprezzato animale domestico per la sua indole docile, per la sua taglia non eccessiva (raggiunge al massimo i 180 cm di lunghezza) e per la facilità con cui ce ne si prende cura. Se la “variante” selvatica è di un caratteristico rosso arancio, quelle selezionate dall’uomo presentano una moltitudine di colori che vanno dal bianco al giallo al grigio-marrone, come quello ritrovato nei giorni scorsi all’Ayala.

Vista l’esperienza australiana, rischiamo che il serpente del grano diventi una specie invasiva anche qui in Italia? Benché quello “vigevanese” non sia il primo a essere ritrovato nel Belpaese, al momento la situazione non desta preoccupazione: si tratta di esemplari isolati, impossibilitati a mantenere una popolazione riproduttiva. E’ bene ricordare però che qualunque elemento estraneo al suo ambiente rappresenta una variabile in grado di scombussolare i delicati equilibri della natura, magari portando malattie per le quali nessun altro animale è in grado di combattere. E poi, abbandonare un animale domestico in natura significa quasi sempre condannarlo a morte.

Alessio Facciolo

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