Sarebbero state le campane di tutte le chiese della diocesi a salutare, nel primo pomeriggio di domenica 8 febbraio di cento anni fa, il drappello di vigevanesi e lomellini (trecento in tutto) in partenza per Roma per celebrare solennemente il Giubileo.
Una giornata speciale di festa corale per la Diocesi di Vigevano, che si preparava ad un avvento unico. Il pellegrinaggio era stato organizzato con la diocesi di Milano: complessivamente, tra vigevanesi e milanesi, un migliaio di persone per le quali era stato allestito dalle Ferrovie un treno speciale. A guidare la rappresentanza vigevanese, l’Arcivescovo Angelo Scapardini. Intanto, tra le brevi in prima pagina, il settimanale diocesano riportava che l’inverno in corso risultava essere il più caldo del 1789. In Trentino c’era pochissima neve. I contadini del Tirolo prevedevano siccità e, nel 1926, una carestia. Nelle pagine interne, invece, la cronaca segnalava l’uccisione, con quattro colpi di rivoltella, di una donna da parte di un collega d’ufficio. Tra i due, per qualche tempo, c’era stata una relazione, poi interrotta dalla donna. Il cronista dell’Araldo non esitò a definire l’atto una “bestialità”.
Da troppi anni – commentò il cronista – si è smarrito completamente il più bel dono fattoci dal Creatore: la ragione.
In altra pagina del giornale lo storico locale Luigi Barni richiamava l’attenzione degli abitanti dell’attuale via Cairoli sullo stato di abbandono in cui versava la chiesetta di San Giorgio, tra le più antiche – se non la più antica – delle chiese di Vigevano. «Quest’edificio – scriveva Barni cento anni fa – si presenta come un magazzeno di ferrivecchi posto in una via principale a disdoro del nostro passato artistico» e invitava gli abitanti di Strata «a raccogliere la somma necessaria per decorare la loro chiesetta di S. Giorgio con una nuova porta e di fare quelle necessarie riparazioni alla facciata che sono richieste dalla dignità del luogo sacro e dell’estetica». A raccogliere le offerte sarebbe stato il parroco di San Pietro Martire. Barni, per parte sua, dava la prima offerta. Anche a quell’epoca la vita quotidiana (notturna) era travagliata dai ladri acrobati: nel numero di questo numero di cento anni fa l’Araldo riporta due fatti analoghi, registrati rispettivamente in via Santa Clara e in corso Cavour.
Carlo Ramella, storico locale