Come sempre, i numeri di queste settimane accolgono la vita del territorio non mantenendo attenta l’osservazione su quanto accade fuori casa. Così, la redazione registrò che, anche se, ovviamente, con spirito diverso, gli operai cattolici festeggiarono il loro patrono (san Giuseppe) presso il Santuario dell’Immacolata,
Particolarmente riuscita l’adunata sociale della sera nel Teatro dell’Oratorio.
Relatore fu il professor Carlo Dell’Acqua di Milano, calorosamente applaudito, che «celebrò le lodi del lavoro cristiano, mostrando come il Cristianesimo ha nobilitato il lavoro di fronte ai costumi pagani e lumeggiando il concetto che del lavoro debbono avere gli operai cattolici». La serata vide la partecipazione della Banda dell’Oratorio che eseguì diversi pezzi musicali accompagnando il canto dell’inno a San Giuseppe. A proposito di lavoro, per l’economia locale anche un consiglio. In un articolo piuttosto dettagliato, infatti, il giornale richiamava l’attenzione sulla frutticoltura. «La zona del Vigevanese – si legge – è indicatissima per la razionale coltivazione delle piante da frutto. I terreni che di natura si presentano sciolti, non troppo umidi e ricchi, fornirebbero indiscutibilmente al mercato ottimi prodotti. I proprietari e i piccoli agricoltori dovrebbero dare incremento alla frutticoltura valendosi ben inteso, dei metodi moderni, mostrandosi meno restii ai consigli degli studiosi ed esercitando cure assidue alle piante, spingendole con opportune potature a produrre annualmente e ponendo valida difesa contro le numerose malattie». Le “brevi” registravano fatti curiosi, avvenuti anche fuori dal territorio. In prima pagina, ad esempio, l’Araldo registrava che «sul direttissimo Londra-Edimburgo è stato inaugurato un cinematografo.
Una vettura del treno è trasformata in sala di spettacoli e i passeggeri rompono la monotonia assistendo alle proiezioni». Sul fronte della vita ecclesiale, il giornale diocesano richiamava il centenario della canonizzazione di san Tommaso d’Aquino, sottolineandone il valore: «Quando si tolgono in mano i suoi volumi e si leggono le sue questioni, si resta ammirati della chiarezza, del rigore logico, dell’accuratezza con cui il Santo espone il suo pensiero. Quanta diversità dalla moderna filosofia, nei cui libri è un inseguirsi di frasi e di parole che non riescono a dare mai un senso preciso, a chiarire un’idea! Quanta povertà di pensiero nella nebulosità dei sistemi moderni e quanta serenità in Tommaso d’Aquino!».
Carlo Ramella, storico locale