In questi primi giorni del nuovo anno a Vigevano muoveva i primi passi la macchina organizzativa per il pellegrinaggio a Roma in occasione dell’Anno Santo. L’Araldo ne dava notizia in prima pagina, con tutte le informazioni pratiche. I tempi erano stretti. Il pellegrinaggio si sarebbe dovuto tenere tra l’8 e il 14 febbraio, in treno speciale: il termine per le iscrizioni era il 21 gennaio.
«Chi anticipa le iscrizioni – scrivevano gli organizzatori – avrà meglio assicurato l’alloggio». Fino a quel momento gli scritti risultavano essere 118. La delegazione vigevanese si sarebbe unita a quella della diocesi milanese per un pellegrinaggio che si voleva grandioso: si puntava a portare a Roma più di mille pellegrini, anche per partecipare alla solenne celebrazione prevista nella Basilica di San Pietro, il 12 febbraio, per l’anniversario dell’insediamento del papa. Nel ritorno era prevista una tappa ad Assisi. In diocesi si diffondeva sempre di più la presenza delle Suore dell’Immacolata. Questa settimana l’Araldo riportava, in proposito, una corrispondenza da Semiana nella quale si sottolineava che
da quando sono venute tra noi le benemerite Suore dell’Immacolata, vorrei dire che è qui incominciato un nuovo ordine di cose, un risveglio di vita religiosa. Le sacre funzioni sono sempre più frequentate, vi è una bibliotechina cattolica, l’Oratorio è sempre affollato dalle ragazze del paese.
La cronaca non mancava di lodare anche l’impegno del parroco, don Paolo Mazzini, «il quale tanto si prodiga e non lesina quando deve spendere per l’Oratorio e per la gioventù». A Vigevano il settimanale diocesano registrava, con soddisfazione, il raggiunto miglioramento degli orari e dei servizi dell’ufficio postale e telegrafico. Nelle settimane precedenti l’Amministrazione comunale era intervenuta presso la Direzione provinciale delle poste. Al risultato si era giunti «dopo lunghe e laboriose pratiche».
In un corsivo, il cronista dell’Araldo richiamava l’attenzione su un’usanza poco apprezzata in città. «Ogni sera – scriveva – maschere gironzolano per la città stridule, moleste e piuttosto maleducate. Il triste costume è di qualche anno appena: prima non era così. I lamenti dei cittadini onesti sono infiniti». E infatti, in quei giorni il Commissario di pubblica sicurezza dispose tempestivamente il divieto di indossare maschere.
Carlo Ramella, storico locale