L’uomo vestito di nero con la faccia coperta da un passamontagna giaceva a faccia in giù sul pavimento della cucina. L’ispettore cavò dalla tasca dell’impermeabile un toscanello che non vedeva l’ora di accendersi.
Accidenti, pensò, al divieto di fumare in luoghi chiusi. Clara Martinez, il capo pieno di bigodini, si strinse al petto prosperoso la vestaglia. Era ancora scossa, le tremavano le mani con cui pochi minuti prima aveva stretto una statuetta di bronzo per colpire l’intruso alla testa. «A mezzanotte sono andata a letto – disse – Mi stavo addormentando, quando nel sonno ho sentito armeggiare alla porta sul retro e mi sono spaventata, perché ero sola in casa e mio marito entra sempre dalla porta principale. Così mi sono alzata e ho preso quel trofeo sul caminetto, poi mi sono appostata dietro la porta al buio e appena lui è entrato l’ho colpita alle spalle con tutte le mie forze. Dopo ho chiamato voi. Ma per caso è…»
Non è morto, sembra solo svenuto – disse l’ispettore, accovacciato, togliendo il passamontagna dalla testa dell’uomo – mi dica se lo conosce.
La signora Martinez si avvicinò, mentre l’investigatore voltava il corpo su un fianco. «Santo cielo, ma quello è mio marito! Mi aveva detto che si fermava tutta la notte a fare gli straordinari». Il medico dell’ambulanza, che era nel frattempo arrivata a sirene spiegate, si avvicinò e visitò l’uomo steso in terra. «Ne avrà per un po’ – disse poi, rialzandosi – ha un bel bernoccolo sul cranio, ma gli passerà». «C’è dell’altro – disse l’ispettore dopo aver frugato nel giaccone dell’uomo svenuto – guardi un po’ qui». Clara Martinez si avvicinò e vide che il poliziotto teneva nel palmo della mano un revolver a sei colpi. «Credo che uno di questi proiettili fosse destinato a lei, signora – disse l’ispettore – Le telecamere della zona avrebbero ripreso un uomo mascherato che si aggirava nei paraggi, e tutto sarebbe sembrato opera di un ladro sorpreso sul fatto. Per fortuna lei l’ha sorpreso prima». Clara annuì, concedendosi un lieve sorriso e tirando un sospiro di sollievo. Adesso era certa che non la amasse più, come aveva sempre sospettato. Ma che volesse addirittura ucciderla… ben gli stava, brutto assassino. Meno male, pensò: quando nella penombra aveva all’ultimo momento visto il passamontagna e non il solito cappello a falde larghe aveva creduto di aver sbagliato persona. Invece era proprio suo marito. Adesso le spiaceva solo di non aver usato più forza, quando si era appostata dietro la porta per colpirlo.
Davide Zardo