Il Racconto / Due piccioni con una fava

La ragazza con la borsetta di pelle nera lucida era molto bella, con lunghi capelli biondi che le ricadevano sulle spalle nude, e vestiva abiti succinti, abbinati a scarpette col tacco a spillo. Sembrava una facile preda, pensò l’uomo acquattato nella penombra all’angolo del vicolo, da dove poteva vedere la strada principale. Anche l’uomo grassottello che procedeva in direzione della ragazza aveva l’aspetto di una preda facile. Stringeva nervosamente nella mano sinistra una valigetta di pelle marrone, mentre con un fazzoletto nella destra si asciugava il sudore dalla fronte. L’uomo nel vicolo accarezzò l’impugnatura della Beretta che teneva infilata in una fondina di cuoio sul fianco destro, e si preparò a entrare in azione.

Poco dopo nella strada risuonò una voce imperiosa: «Dammi la borsa, sbrigati e non fiatare o ti ammazzo!». La ragazza osservava agitata l’uomo con la valigetta. Il ciccione ebbe un sogghigno nervoso fissando la lama seghettata del lungo coltello da caccia uscito dalla borsa.
Poi, lentamente, la ragazza alzò le braccia. «Lascia cadere il coltello in terra e metti le mani sulla nuca», disse l’uomo con la pistola, premendo la canna più a fondo tra le scapole della sua preda.
La bionda obbedì mentre il cicciottello tirava un sospiro di sollievo. «Grazie – disse, guardando l’uomo che l’aveva salvato, e armeggiando con la fibbia della valigetta – me la sono vista brutta». Il tizio con la pistola ammanettò la ragazza e rimise l’arma nella fondina. «Adesso – disse alla giovane, raccogliendo da terra il coltello che lei aveva estratto dalla borsetta – ti porto in commissariato. Hai finito con le rapine».

Il ciccione parlò ancora, questa volta guardando la bionda: «Fossi in te, eviterei di stare da sola con lui. Lo chiamano “il maniaco della Beretta” perché stupra le sue vittime minacciandole con una 7,65 come quelle in dotazione alle forze dell’ordine. Ma non è un poliziotto. E di solito preferisce le bionde». L’altro mollò in terra il coltello per riestrarre la pistola, ma il ciccione fu più veloce di lui e lo ferì alla spalla facendo fuoco con il revolver a tamburo che aveva tirato fuori dalla valigetta. «Come dicevo – continuò l’uomo grassottello mettendo al maniaco dolorante le manette che aveva estratto dalla borsa – tu non sei un poliziotto. Ma io sì».

Poi guardò la giovane bionda. «Due piccioni con una fava», disse tra sé, incamminandosi con il maniaco e la rapinatrice verso il commissariato.

Davide Zardo

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