Una cosa che colpisce i pellegrini che per la prima volta mettono piede in Terra santa è vedere spesso ragazze e ragazzi giovanissimi in divisa militare. Li si scorge frequentemente anche lungo la strada, alle fermate degli autobus.
Gli israeliani sono obbligati per legge a prestare servizio militare dal compimento della maggiore età, per almeno due anni. I membri della minoranza araba sono per lo più esentati, anche se poi alcuni di loro decidono di aderire volontariamente, come segno della loro appartenenza ad Israele, un segno che successivamente garantirà loro dei vantaggi non indifferenti.
Sino ad ora anche gli studenti dei seminari ebraici ortodossi potevano evitare questo servizio, in forza di un’esenzione amministrativa introdotta nel 1948 da David Ben Gurion, fondatore dello stato d’Israele. Per chi si ricorda, una simile esenzione, quando ancora era previsto il servizio militare obbligatorio, era garantita anche nel nostro paese, nei confronti degli studenti dei seminari diocesani e religiosi.
Lo scorso 25 giugno però la Corte suprema israeliana ha stabilito l’obbligo di servizio militare anche per loro. Immediatamente migliaia di manifestanti ultraortodossi sono scesi in strada particolarmente arrabbiati per protesta a Gerusalemme e si sono scontrati con la polizia. Uno dei presenti ha affermato:
Credo che abbiamo bisogno di un esercito in Israele, ma abbiamo anche bisogno di un esercito di persone sedute ad imparare la Torah.
Risuonerà senz’altro utopico, ma nulla vieta di pensare che se tutti si dedicassero di più allo studio della Scrittura e all’ascolto della Parola di Dio non ci sarebbe nemmeno bisogno del primo esercito, in quanto le divisioni e gli scontri si dissolverebbero di fronte alla presa di coscienza di essere tutti fratelli, sotto lo sguardo tenero e comprensivo dello stesso Padre. E questo non soltanto in Israele.
don Luca Pedroli (biblista Pont. Ist. Bibl. di Roma)