Letti e piaciuti / Alle radici della morale

Una verità: il pensiero occidentale è una mera illusione. Si fonda su principi che si sgretolano inesorabilmente davanti al progresso scientifico e l’uomo, spaesato dinanzi al proprio futuro e allo scorrere del tempo, cerca rifugio in Dio, o meglio nell’idea che ha nei confronti di un essere perfetto, illimitato e onnisciente. E la morale? Non è assoluta, non è universale ma relativa e condizionata dai periodi storici in cui si vive. Così come la concezione di bene, di bello e quella di male e brutto.

Si intitola “Genealogia della morale” una delle opere e dei saggi filosofici più controversi mai scritti da Friedrich Nietzsche, uno dei pensatori più influenti della seconda metà dell’Ottocento e massimo esponente del “Nichilismo attivo”, la dottrina che più di tutte nega l’esistenza di valori e verità assolute. Genealogia della morale è uno scritto polemico per definizione, composto dal filosofo tedesco nell’estate del 1887 e pubblicato nell’inverno dello stesso anno. Un affascinante senso di inquietudine accompagna i lettori durante la lettura del saggio, che pagina dopo pagina hanno modo di indagare anche su loro stessi. L’origine della morale, l’uso che ne è stato fatto nel corso della storia fino ad arrivare al periodo in cui ha vissuto Nietzsche. Ecco che l’opera si divide in tre dissertazioni, tre capitoli accompagnati da un denominatore comune: il risentimento.

La morale intesa come strumento di controllo che in modo del tutto paradossale gli uomini più deboli hanno maturato e coltivato nei confronti dei più forti. La morale è solo un gioco di potere, per il quale la volontà dell’individuo si sottometta a quella del gruppo, del gregge. Nella vita terrena vanno avanti e hanno successo solo i forti, con i deboli che cercano rifugio in una vita di sacrifici, impegno e rinunce. I più nutrono il desiderio che vivere impegnandosi attivamente, senza lasciarsi soggiogare dagli eventi e dai meno, possa un giorno ripagare anni di privazione. L’uomo non può rimanere indietro, slegato da una realtà in continuo mutamento. Deve anzi continuare ad aggiornare il proprio punto di vista e mai concentrarsi su una sola verità, pretendendo che sia vera a tutti i costi. E questo vale anche per la concezione che l’umanità ha della morale. Un insieme di riflessioni che non conosce epoche, ancora attuale a più di un secolo e mezzo dal periodo in cui è stato scritto il saggio.

Edoardo Varese

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