Letti e piaciuti / Cambiare l’acqua ai fiori

Violette Toussaint è la custode di un cimitero in una piccola cittadina della Borgogna, un luogo silenzioso e appartato dove la vita sembra scorrere con lentezza e discrezione. Ogni giorno, con gesti misurati e parole gentili, Violette si prende cura non solo delle tombe, ma anche delle persone che varcano quel cancello spinte dal dolore, dalla nostalgia, o semplicemente dal bisogno di sentire ancora vicino qualcuno che non c’è più. Dietro la sua apparente tranquillità si cela una donna complessa, profonda, con un passato ingombrante e una forza d’animo sorprendente. Violette ha imparato a convivere con la solitudine e il silenzio, ma anche con la bellezza discreta delle piccole cose: un fiore che sboccia, una tazza di caffè fumante, uno scambio di sguardi con uno sconosciuto. È lei il cuore pulsante del romanzo Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, un’opera che si muove tra la luce e l’ombra, tra il dolore e la speranza, con una delicatezza rara.

La sua casetta, all’interno del cimitero, diventa rifugio per molti. Vi entrano persone spezzate, confuse, arrabbiate con la vita. E ne escono un po’ più leggere, confortate da quella presenza discreta ma profondamente umana. Violette non giudica, non chiede spiegazioni:

offre ascolto, un sorriso, una parola che scalda. È una sorta di custode delle anime, vive e morte, che transitano accanto a lei.

Un giorno, tuttavia, un evento rompe la routine fatta di piccoli gesti e silenzi condivisi: un poliziotto giunto da Marsiglia si presenta con una richiesta insolita. Sua madre, recentemente deceduta, ha lasciato scritto che vuole essere sepolta proprio lì, in quel cimitero sperduto, accanto alla tomba di un uomo che nemmeno suo figlio conosce. Da quel momento, le certezze cominciano a vacillare. Inizia un viaggio nella memoria e nei segreti, tra lettere, ricordi, connessioni inattese e verità rimaste troppo a lungo sommerse.

La storia si dipana come un lento svelarsi di anime, dove i vivi imparano a fare i conti con il proprio passato attraverso la voce dei morti. È un romanzo che esplora l’amore, il lutto, la resilienza, ma anche la possibilità di rinascere dalle proprie ferite. Ogni pagina è attraversata da un senso di malinconia, ma anche da una profonda tenerezza.

Cambiare l’acqua ai fiori è una celebrazione della vita anche laddove essa sembra finita. Profuma di fiori freschi e di pioggia, di terra bagnata e vecchie fotografie, ma anche di ricordi che pungono e abbracci che leniscono. È un romanzo che ci ricorda quanto siamo fragili, ma anche quanto possiamo essere luce per gli altri — e per noi stessi.

“Ogni giorno la bellezza del mondo mi inebria. Certo, ci sono la morte, i dispiaceri, il brutto tempo, il Giorno dei Morti… ma la vita riprende sempre il sopravvento. Arriva sempre un mattino in cui c’è una bella luce e l’erba rispunta dalla terra riarsa.”

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