“Elogio di una donna normale”. O, per capire meglio ed appassionarsi subito, al testo, come recita il sottotitolo del libro scritto dalla psicoterapeuta Irene Bernardini, “Storie di donne e dei loro spericolati sogni di tutti i giorni”.
Il libro è di qualche anno fa, ma si trova, facilmente. Le pagine scorrono via veloce perché ad essere raccontate sono proprio le storie che ha raccolto, l’ha fatto nel modo migliore: quello di mettersi idealmente a fianco delle persone che la interpellano e usare tutto quello che sa e sa fare a favore delle persone che incontra. Avendo però ben chiaro che di questo, si tratta, di un incontro, appunto. E’ anche per questa ragione che leggere le pagine di questo libro permette di connettersi a qualcosa che ‘è’ dentro a quella pagina, farla propria e decidere se tenerla oppure no. “Elogio di una donna normale” è pensato e scritto sulla falsariga del modo di lavorare della psicoterapeuta: un modo di lavorare che è scandito da molti incontri, ciascuno, a modo suo, speciale, non tutti destinati a diventare relazioni umane, contiene molte risonanze personali dell’autrice, ovviamente, che si riflettono in quelle del lettore. C’è la rinuncia in partenza a somministrare certezze o insegnamenti, si ‘sente’, si avverte molta passione, quindi, commozione, a volte rabbia, tenuta a bada per renderla utile, c’è poca ricerca, ma molto movimento, inteso proprio come quell’atteggiamento a zig zag che permette ai colloqui di essere ‘concreti’, efficaci. Il libro si interroga, qua e là, su “cosa vogliono le donne dagli uomini, dalla famiglia, dal lavoro e, soprattutto, da se stesse”.
Ad essere ‘esaminate’ sono le donne normali, quelle che ogni giorno cercano di esprimersi e realizzarsi nella sfera affettiva e non solo, anche all’esterno, nel mondo che attraversano, sono le donne che cercano la felicità dentro e fuori casa. Sono insomma queste ultime a riconoscere come normali i propri desideri, le proprie aspirazioni: è forse questa la formula, una delle formule per ‘riuscire’ nella vita? La domanda resta aperta. Rimane la curiosità di leggere le storie delle donne protagoniste del libro. L’autrice sottolinea che nel corso degli anni trascorsi a fianco delle persone che le hanno chiesto aiuto ha imparato “che le donne hanno immense riserve di coraggio e di dignità. E, per farle affiorare serve a volte uno scossone da parte di un’altra donna”. E’ questo l’atteggiamento, fermo e sensibile allo stesso tempo, che usa. Un modo di ‘fare’ e quindi di essere del quale le pagine del libro sono intrise: si va alla ricerca del proprio ‘scossone’, quindi. Buona lettura.
Isabella Giardini