Letti e piaciuti / I Romani e la lezione ai traditori

La vendetta di un tradimento passato alla storia, perché se esiste una costante nella storia di Roma è l’incapacità da parte dell’Urbe di accettare le sconfitte e quella della foresta di Teutoburgo era un’onta che doveva essere cancellata quanto prima.

Fu così che Giulio Cesare Germanico fu incaricato di oltrepassare il Reno e di guidare le legioni alla vittoria contro il traditore Arminio. “Germanico”, romanzo storico di Valerio Massimo Manfredi, pubblicato da Mondadori nel 2024, non vuole però essere solo un racconto della spedizione germanica del figlio adottivo di Tiberio. A fare da cornice è soprattutto infatti la storia d’amore e di pathos tra il protagonista del volume e Agrippina, nobildonna romana particolarmente influente nella politica dell’Urbe. Tanti gli intrecci, ma l’amore che ha legato i due aristocratici romani era puro, disinteressato e non connesso ad alcun fine politico.

“Omnia amor vincit”: l’amore trionfa su tutto. A distanza di più di duemila anni dal periodo in cui è ambientato il romanzo, l’autore ricorda di come certi sentimenti della natura umana siano immutabili e destinati a persistere, andando oltre a ogni contesto storico. Agrippina sceglie infatti di continuare ad assumere un ruolo particolarmente attivo nella vita del suo unico grande amore: decide infatti di seguirlo in quel luogo oscuro, misterioso e molto lontano dal concetto di civiltà romana, rappresentato dalle foreste germaniche. Una donna che dimostra di possedere un grande desiderio di emancipazione, tanto da essere stimata e apprezzata per il suo coraggio e la sua indole a non lasciarsi sottomettere da nessuno dagli stessi legionari di Germanico.

Sarà poi lui a sconfiggere i Germani nella battaglia di Idistaviso, restituendo l’onore e la gloria a Roma dopo il disastro di Teutoburgo. La vittoria che lo ha fatto finire tra gli immortali, tra gli uomini le cui gesta non verranno mai dimenticate.

Sarà proprio il centurione Quinto Sergio Sabino, fedelissimo di Germanico e testimone diretto delle sue imprese, a raccontare e continuare a tramandare le sue gesta anche a distanza di anni dalla sua morte. E sarà sempre lui a raccontare l’amore tra il condottiero romano e Agrippina. La scrittura è lineare, con l’autore che riesce a rendere i protagonisti consapevoli, almeno seguendo e leggendo i dialoghi, riguardo a ciò che il destino avrebbe avuto in serbo per loro.

Edoardo Varese

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