“L’eleganza del riccio”, romanzo del 2006 è stata una delle sorprese editoriali del 2007 in Francia: ha avuto 50 ristampe e venduto due milioni di copie, occupando il primo posto nella classifica delle vendite per mesi e vincendo premi letterari tra i quali il Premio Georges Brassens 2007, il Premio Rotary International e il Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi.
L’edizione italiana raggiunse nel 2008 il primo posto nella classifica generale delle vendite editoriali. È un libro da leggere per comprendere quanto i luoghi comuni possano incidere sul destino delle persone. Volete togliervi qualche (?!?) velo davanti agli occhi? Bene: leggete questo libro. Troverete quanto la mancanza di consapevolezza e quanto danno possa causare la superficialità di chi giudica qualcuno solo per il modo in cui appare, mai pensando che dietro a un giudizio affrettato si può nascondere una vita fatta di sacrifici e tanto dolore. I personaggi: Renée, una portinaia brutta, trascurata, insignificante all’esterno, cela, dentro sé, il suo segreto. Si tratta di un segreto diverso da quello che viene codificato come tale: è fatto di libri, curiosità, passioni. Lei potrebbe disquisire di tutto con il più dotto dei suoi condomini ma preferisce chiudersi come un riccio. Vive in un condominio abitato da gente benestante, che non la vede, che non sa di lei, e non si interroga sulla sua vita. Renée, per gli altri, per il mondo che la circonda, è un essere inferiore.
Il riscatto: nella vita della donna entrano, monsieur Ozu, colto gentiluomo giapponese, e Paloma, ragazzina sagace e ribelle. Da questo momento, tutto cambia, e lo fa come accade nelle rivoluzioni esistenziali, quando sono tali: il riccio fa vedere la sua eleganza, nascosta al mondo. Ancora: la storia di Renée servirà a Paloma per riprendere fiducia nel genere umano. “L’eleganza del riccio” è capace di indagare l’animo umano con acutezza senza cadere in ridondanze analitiche, di sviscerare le sue bassezze, perversioni. E, alla fine, dimostra di possedere una carta vincente: la capacità redentrice di elevazione morale che può salvare il mondo. Oggi viene chiamata ‘resilienza’: ma, leggendo le pagine di questo libro, ci si accorge di poterla arricchire con altri sostantivi. Molto, molto ‘rivoluzionari’. Tutti da modellare sulla propria esistenza. Per lasciare a terra i vecchi veli. Ovvio. Buona lettura.
Isabella Giardini