L’anniversario della Liberazione italiana dal nazi-fascismo è stato intaccato da una polemica capace di varcare anche i confini nazionali. Nella Cadena Ser spagnola, emittente radiofonica privata vicina (ideologicamente) al Partito socialista, è stata trasmessa una parte del discorso di Antonio Scurati all’interno di un servizio molto critico nei confronti della RAI. L’immagine di una televisione di Stato che decide di non mandare in onda un pezzo perché contrario al Governo, non è certo edificante. Ma il dietrofont si è rivelato una mossa molto ingenua, che ha scatenato una serie di reazioni antitetiche rispetto alle aspettative censorie. Spesso certi divieti tendono infatti a moltiplicare la visibilità di ciò che bramano nascondere.
Sorprende tuttavia l’esistenza di un altro tipo di censura, tollerata, se non addirittura prodotta, proprio da chi più è inviperito con la televisione pubblica, colpevole di avergli impedito di ascoltare il testo di Scurati, scrittore del quale probabilmente non ha mai letto un libro. Così, alla Sapienza di Roma non è stato concesso di parlare al giornalista ebreo David Parenzo. Stessa sorte è toccata, all’Università Federico II di Napoli, al direttore de La Repubblica, Maurizio Molinari, duramente contestato da un gruppo di studenti convinti che il suo giornale sia una testata sionista. Vi è stato poi chi, qualche mese fa, ha boicottato il Lucca Comics perché patrocinato da Israele. È di febbraio, invece, l’appello promosso da un gruppo di artisti per chiedere l’esclusione di Israele dalla Biennale di Venezia. Nello stesso periodo, si è cercato di estromettere i cantanti israeliani da Eurovision.
Questi segnali di un rigurgito censorio nei confronti degli ebrei sono presenti anche all’estero. Negli Stati Uniti, la situazione è particolarmente grave. Lì i collettivi di appoggio al popolo palestinese, specialmente attivi all’interno delle università, hanno organizzato proteste che sono spesso sfociate in atti di violenza contro obiettivi israeliani. La situazione è così tesa che alcuni studenti hanno addirittura fatto causa alla prestigiosa università di Harvard, accusandola di discriminazione di matrice antisemita. Alla Columbia University si è arrivati a suggerire agli studenti ebrei di rimanere a casa per evitare di essere aggrediti all’interno del campus. Forse sarà il caso di ricordare che chi liberò l’Europa dal nazi-fascismo (in primis proprio gli statunitensi) lo fece anche per porre fine alla persecuzione degli ebrei.
Matteo Re, docente Università di Madrid