Mappamondo / Il 2024 che verrà

Il 2023 si è chiuso con una situazione geopolitica instabile. La guerra in Ucraina prosegue dal febbraio del 2022, anche se le operazioni militari, per colpa del maltempo invernale, sono calate negli ultimi tempi. Gli attacchi dei miliziani di Hamas e della Jihad islamica del 7 ottobre scorso hanno invece attivato la dura reazione dell’esercito israeliano nei confronti dei terroristi che si nascondono a Gaza, con l’obiettivo di liberare le persone tenute sequestrate in quel territorio. Tuttavia la reazione di Israele è stata poco chirurgica e si è presto estesa anche nei confronti della popolazione civile, originando una crisi umanitaria che peggiora di giorno in giorno. Nell’anno che è appena iniziato dovremo puntare gli occhi su queste due aree geografiche, anche perché il rischio di una escalation in Medio Oriente è sempre più elevato. Soprattutto in Libano e in Iran. Ma vi sono anche altri scenari degni di interesse.

Innanzitutto la Cina, che si mantiene come paese fulcro degli equilibri geostrategici mondiali. Sarà poi interessante monitorare le politiche di Javier Milei, presidente neoeletto in Argentina. La sua proposta ultraliberale rappresenta un’intrigante (e secondo alcuni pericolosa) novità politica in quella parte del mondo. Attenzione anche alle numerose elezioni che si svolgeranno nel 2024. Saranno 76 i paesi che andranno alle urne e anche noi, a giugno, come cittadini dell’Unione Europea, ma lo faranno anche la Germania, il Regno Unito, l’India e soprattutto gli Stati Uniti. L’appuntamento, in questo caso, è per il 5 novembre. E l’esito sarà, come sempre accade quando si vota negli States, cruciale per le dinamiche internazionali.

Un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca o la rielezione di Joe Biden avrebbero sviluppi opposti a livello geopolitico. Trump riabbraccerebbe quasi sicuramente la dinamica di un certo isolamento americano, ponendo poco interesse nei conflitti aperti in sua assenza. Volodymyr Zelensky è molto preoccupato per questa possibilità. Lo sono meno gli israeliani, con i quali Trump ha un ottimo rapporto. Non dimentichiamo che fu lui a riconoscere nel 2017 Gerusalemme come capitale di Israele.

Diverso è l’atteggiamento di Donald Trump nei confronti di Benjamin Netanyahu, con il quale l’ex presidente americano ha spesso polemizzato in passato e ha accusato di essersi fatto cogliere di sorpresa dagli attacchi del 7 ottobre. A Biden, qualora venisse rieletto, spetterà invece trovare una soluzione a una ingarbugliata situazione internazionale.

Matteo Re, docente Università di Madrid

Le ultime

Vigevano, tutto pronto per il Palio

Palio delle Contrade: è tutto pronto per vivere la...

Malattie respiratorie, Rubino (Amf): «Grande aumento dei casi»

Nessuna tregua dalle malattie respiratorie, nemmeno d’estate. Questo il...

Transizione ecologica / Polizze maltempo, il “ni” delle assicurazioni

Dal 1 gennaio dovrebbe entrare in vigore l’obbligo di...

Parona celebra l’offella

La grande novità di quest’anno è il ritorno della...

Login

spot_img