Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca tiene il mondo con il fiato sospeso. Anche prima di sapere cosa potrebbe accadere, la sua seconda presidenza polarizza la società globale. Da un lato c’è chi ritiene che il secondo mandato del multimilionario non sarà dannoso per gli equilibri geopolitici. Anzi, questa posizione sottolinea come durante il suo primo mandato, tra il 2017 e il 2021, il mondo apparisse più stabile rispetto ad oggi.
In effetti i grandi sconvolgimenti di quel periodo furono quasi esclusivamente legati alla pandemia di Covid-19. La guerra in Ucraina non era ancora scoppiata, il conflitto israelo-palestinese viveva una fase di relativa calma e gli Accordi di Abramo, voluti proprio dall’amministrazione Trump, segnavano un avvicinamento storico tra Israele e alcuni Stati arabi. In Siria, la guerra civile era in stallo dopo la sconfitta dello Stato Islamico. Anche i rapporti con la Cina, pur attraversando momenti di tensione legati ai dazi, rimasero sotto un certo controllo, senza degenerare in un conflitto aperto. L’idea di “Make America Great Again” (Maga), leitmotiv trumpiano, continua ad attrarre molti, anche al di fuori degli Stati Uniti, stanchi della cultura woke e consapevoli del crescente isolamento americano.
Dall’altro lato però non mancano coloro che guardano con apprensione al secondo mandato di Trump.
Le sue recenti affermazioni su Groenlandia, Canale di Panama e disinteresse verso l’Europa sollevano timori. Inoltre la crisi con la Cina e i rapporti difficili con il Canada, aggravati da politiche protezionistiche, evidenziano una visione geopolitica che potrebbe alimentare ulteriori tensioni internazionali. Anche la sua proposta di risolvere la guerra in Ucraina imponendo a Kiev pesanti concessioni territoriali non può che destare preoccupazione. Essendo il suo ultimo mandato possibile, Trump avrà maggiore libertà di azione senza i vincoli di una futura rielezione. A destare ulteriori dubbi è anche il crescente ruolo di figure come Elon Musk, il cui potere economico e il controllo sui mezzi di comunicazione lo rendono un attore chiave non solo nell’economia globale, ma anche nella definizione delle dinamiche politiche. Un nuovo sistema internazionale sta emergendo e la pace non è garantita: staremo a vedere, nella speranza (forse un po’ ingenua) che prevalga il buon senso.
Matteo Re, docente dell’Università di Madrid