L’America è stata costruita sui principi della democrazia, della libertà di parola e della risoluzione pacifica dei conflitti. Tuttavia gli eventi recenti hanno messo in evidenza una frattura profonda e preoccupante nel tessuto di questa nazione.
Il tentativo di omicidio dell’ex Presidente Donald Trump rappresenta non solo un attacco a un individuo, ma anche un attacco ai valori fondamentali su cui si basa la società statunitense. Nel corso degli ultimi anni, negli Usa abbiamo assistito a una crescente polarizzazione politica che ha portato a un aumento della retorica violenta e dell’odio. Le differenze, che dovrebbero essere gestite attraverso il dibattito e la discussione civile, sono spesso diventate terreno fertile per il disprezzo e l’ostilità.
Negli Stati Uniti, proprio durante la presidenza di Trump, il linguaggio e la protesta politica sono sfociati spesso in atti violenti, culminati con l’assalto al Campidoglio avvenuto il 6 gennaio 2021 da parte di simpatizzanti dell’ex presidente americano.
Il tentativo di omicidio di Trump non può essere visto isolatamente; è parte di un clima politico tossico in cui la violenza sembra essere sempre più considerata come un mezzo legittimo per risolvere le divergenze. Se Trump incendia la sua platea, gli antitrumpisti si sentono liberamente legittimati a rispondere con altrettanta durezza. Questa escalation è pericolosissima, e mette in moto una dinamica di azione-reazione-azione secondo la quale il cittadino comincerà ad accettare misure coercitive sempre più radicali, spacciate come necessarie per contrastare la spirale della violenza. Anche i mezzi di comunicazione sono colpevoli di diffondere notizie sempre più sensazionalistiche, spesso basate più su opinioni che su fatti.
Le elezioni di novembre saranno un momento cruciale per il futuro non solo dell’America, ma del mondo intero. Biden, dopo il pessimo dibattito con il suo interlocutore, ha rinunciato alla ricandidatura (primo presidente a rinunciare a nomination già ottenuta e in generale tra i pochi a cedere il passo dopo il primo mandato) e probabilmente al suo posto sarà in lizza la vice Kamala Harris: una donna di origine indiano-giamaicana sfida Trump, ritratto nella foto iconica mentre arringa la folla con il pugno al cielo circondato dalle guardie del corpo. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo e che passerà alla storia.
Matteo Re, docente dell’Università di Madrid