Mappamondo / Poche alternative per la Germania

Solingen è una cittadina tedesca piuttosto anonima, situata a pochi chilometri da Düsseldorf e famosa per la produzione di coltelli. Proprio con un coltello, il 23 agosto, un uomo ha ucciso tre persone e ne ha ferite otto durante una festa cittadina. Qualche ora più tardi, si è scoperto che l’attacco era stato realizzato da un cittadino di origini siriane residente illegalmente in Germania, radicalizzatosi al jihadismo dello Stato Islamico.

I politici tedeschi hanno prontamente approvato delle misure di accoglienza più dure. Anche i verdi, spesso tra i più accondiscendenti con i flussi migratori, si sono schierati con il fronte dell’intransigenza.

Fa specie che si debba correre ai ripari sempre dopo un fatto di cronaca e mai prima. Ma del resto, nelle democrazie l’unico modo per mettere mano a temi spinosi come quello dell’immigrazione (specialmente, come nel caso tedesco, quando la coalizione di governo è di centrosinistra) è cavalcando l’onda emotiva e la paura che seguono un attentato. Quando poche settimane più tardi Alternative für Deutschland (AfD) si è imposto alle regionali in Turingia ed è arrivato secondo in Sassonia i mezzi di comunicazione di mezzo mondo hanno dato risalto alla notizia indicando il pericolo che un partito chiaramente illiberale e nostalgico del nazismo genererebbe nel cuore d’Europa. In pochi tuttavia si sono soffermati ad analizzare i motivi di tale successo. C’è da supporre che il triplice omicidio di Solingen abbia influenzato nella scelta elettorale a favore di AfD, ma va anche sottolineato l’allontanamento progressivo che si sta verificando negli ultimi anni tra le due Germanie, quella ad ovest e quella che durante la Guerra Fredda stava dall’altra parte della cortina di ferro. Se per molti anni le differenze non sono state percettibili, negli ultimi tempi balzano senz’altro alla vista. Il modello a cui si ispirano le regioni più ad est comincia ad essere la Russia e non più l’Unione Europea, criticata, tra le altre cose, proprio per le sue politiche troppo blande nei confronti dell’immigrazione di massa.

L’anno prossimo si celebreranno le elezioni per il rinnovo del Bundestag, i partiti più moderati, se non vogliono correre il rischio di venire battuti da destra, dovrebbero ispirarsi alla Danimarca, paese governato da una coalizione di centrosinistra la quale non ha avuto paura di applicare politiche restrittive in materia di immigrazione, misure che hanno contribuito al suo successo elettorale.

Matteo Re (docente Università di Madrid)

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