Rodrigo Díaz de Vivar, meglio conosciuto come il Cid Campeador, è stato un condottiero spagnolo, figura mitica della letteratura iberica. Di lui si narra che, tra le tante conquiste, quella della fortezza di Alcocer avvenne per mezzo di un ingegnoso sotterfugio: finse di abbandonare il campo di battaglia ordinando ai suoi uomini di smontare tutte le tende tranne una, e di battere in ritirata. I nemici, usciti dalla fortificazione per esaminare cosa contenesse quell’unica tenda ancora in piedi, lasciarono la roccaforte incustodita. I soldati del Cid approfittarono di quella negligenza per conquistarla.
Oggi, il presidente del Governo spagnolo Pedro Sánchez, credendosi più astuto del Cid, ed essendo più cinico di Andreotti, nonché meno fedele alla parola data di Renzi in occasione del referendum costituzionale, è riuscito a farsi riconfermare a capo del Governo spagnolo. Per farlo ha innanzitutto cavalcato il pericolo della possibile ascesa della destra radicale al potere. Il bombardamento di proclami allarmistici ha diffuso inquietudine, capace di contagiare la stampa internazionale e di creare quel terreno fertile su cui è facilmente attecchita la strategia che gli ha permesso di rimanere per altri quattro anni al palazzo della Moncloa, sede della presidenza del Governo spagnolo.
L’allarmismo sul pericolo di una deriva reazionaria ha distolto l’attenzione dal suo vero progetto: avvicinarsi ai nazionalisti catalani per racimolare i voti necessari per la sua investitura. In cambio la promessa di un’amnistia per i secessionisti, smentendo quanto da lui stesso affermato in campagna elettorale:
L’amnistia è anticostituzionale; non scenderò mai a patti con i separatisti.
Ora Sánchez difende l’amnistia come misura necessaria per la pacificazione sociale. Tuttavia la Spagna oggi è più polarizzata che mai, secondo una divisione che non va individuata sull’asse sinistra-destra (molti votanti socialisti si sentono traditi da Sánchez), ma nel contrasto fra sanchisti e antisanchisti e, ancor più, tra centralismo spagnolo e nazionalismo periferico.
C’è chi ingenuamente si chiede perché mai, se questa misura di pacificazione è così importante per la convivenza, non è stata proposta prima. La risposta è semplice: solo oggi i sette voti nazionalisti catalani sono indispensabili per governare. La XV legislatura spagnola non inizia con i migliori auspici.
Matteo Re (docente Università di Madrid)