Uno degli elementi che colpiscono maggiormente i pellegrini che si recano in Terra santa, lasciandoli il più delle volte attoniti, è senz’altro rappresentato dalla Barriera, innalzata dal governo di Israele, che delimita e racchiude la parte più interna della Cisgiordania. Quello che comunemente viene chiamato «il Muro» era stato ipotizzato già negli anni novanta, ma è stato eretto da Israele in seguito all’ondata di violenza politica palestinese e agli episodi di terrorismo che hanno segnato la seconda Intifada, iniziata nel settembre 2000 e terminata nel febbraio 2005. Israele lo descrive come sistema di difesa e di sicurezza necessario. I Palestinesi invece lo considerano come elemento di segregazione razziale, arrivando addirittura a definirlo «Muro dell’Apartheid».
Con una lunghezza totale di più di 700 chilometri, isola di fatto quasi il 10% del paese, separando circa 25.000 Palestinesi dal resto della popolazione. La Barriera era stata inizialmente presentata una misura di sicurezza temporanea in un momento di crescenti tensioni. Da allora però non si è mai pensato di rimuoverla ed è stata associata a un futuro confine politico tra Israele e lo Stato di Palestina. Il Muro ha suscitato le critiche non soltanto da parte dei Palestinesi, ma anche dalle associazioni che agiscono a difesa dei diritti umani e dai membri della comunità internazionale. La Corte di giustizia ha emesso un parere consultivo, constatando che la Barriera si qualifica come violazione del diritto internazionale. Nel 2003 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione che accusa la costruzione come violazione del diritto internazionale e ne chiede la rimozione con un voto di 144 a 4, e 12 astensioni. Le sezioni murate interne sono state ricoperte dai Palestinesi da graffiti che denunciano la loro sofferenza e il profondo desiderio di rispetto e di libertà. La speranza, tanto auspicata dalle comunità cristiane e dallo stesso Papa Francesco, è che anche in questa terra possa farsi spazio una logica nuova di riconciliazione e di pace e che i muri possano essere sostituiti da ponti e luoghi di condivisione e incontro.
don Luca Pedroli (biblista Pont. Ist. Bibl. di Roma)