Il Martinetti di Garlasco potrebbe diventare monumento nazionale. C’è anche il teatro della cittadina lomellina nel testo della proposta di legge approvata lo scorso 3 aprile alla Camera che prevede l’elevazione, per oltre 400 palchi in tutta Italia, al rango di “monumento nazionale”: il Martinetti, sul territorio della provincia di Pavia, è in compagnia del teatro di Pavia e di quello di Voghera. Entusiasta il commento dell’assessore alla cultura Riccardo Invernizzi, in un momento in cui tra l’altro a Garlasco si sta svolgendo (con buon successo) la rassegna di eventi dedicati alla battaglia del 1524:
È grande orgoglio per la nostra città, segno identificativo del bel tragitto che si sta percorrendo con al centro la nostra bomboniera magica.
BARITONI Aperto nell’800 (risalgono al 1833 le prime notizie storiche ufficiali) come Teatro Sociale e successivamente intitolato al figlio di uno dei fondatori, tornato dall’Argentina per partecipare al primo conflitto mondiale e morto a causa delle ferite riportate, il Martinetti visse il maggior suo periodo di gloria a cavallo tra gli anni ’30 e ’50, quando il suo palco fu calcato da protagonisti di primissimo livello della scena artistica come il baritono Arturo Pessina (per altro, garlaschese d’origine) e l’attore Erminio Macario. Poi, il declino: convertito prima in sala da ballo, poi in sede di un partito politico e infine in deposito di un mobilificio, negli anni ’70 sembrava essere vicino alla demolizione, quando il comune lo acquisì e diede il via a una lunga serie di restauri, interrotti e poi ripartiti, conclusi nel 2006. Anno in cui il teatro tornò a essere al centro della scena culturale garlaschese.
LA LEGGE Nell’Aula della Camera il testo unificato delle proposte di legge che puntano a dichiarare “monumento nazionale” un gran numero di teatri italiani è stato approvato con 172 si, 46 no e 65 astenuti. Il provvedimento, che contiene un elenco di 408 palchi ed è stato sostanzialmente riscritto con due emendamenti presentati dalla Commissione Cultura presieduta da Federico Mollicone, passa ora al Senato. Nel testo approvato, oltre ad un nuovo elenco di 408 teatri (rispetto ai 46 originari), che meriterebbero il riconoscimento di monumento nazionale, si prevede che possano comunque essere dichiarati tali, «i teatri la cui edificazione risalga ad almeno 100 anni» o quelli
la cui programmazione sia rivolta ad attività di spettacolo dal vivo con il concorso finanziario pubblico.
Hanno diritto al riconoscimento anche quei teatri «il cui edificio» sia stato riconosciuto di «interesse culturale».
LA PROPOSTA Un identikit che, in realtà, appartiene a molti altri teatri rimasti esclusi da questo elenco: giusto per restare sul territorio, ad esempio il Cagnoni di Vigevano, in attesa di riaprire dopo lunghi lavori di restauro. E a tal proposito, nella città ducale qualcosa si sta muovendo: «In effetti, è una roba “buffa” che non ci sia, ne ha tutti i requisiti – è la riflessione del sindaco di Vigevano Andrea Ceffa – abbiamo parlato con l’onorevole Alessandro Cattaneo e vorremmo trovare un modo di proporre il nostro teatro entro la votazione del Senato». «Il nostro teatro per storia e valore artistico ha tutte le caratteristiche per essere nominato monumento nazionale al pari degli altri teatri citati – è il parere di Valeria Francese, presidente dell’associazione Amici del Teatro Cagnoni, che appoggia l’idea di inserire anche il palco vigevanese – ci rendiamo disponibili in accordo con amministrazione comunale, se lo ritiene, attivarci perché questo possa avvenire quanto prima».
Alessio Facciolo