L’Intervista / Nicolas De Souza: «Danza, un’esplosione di libertà»

Nicolas, quando e come ha avuto inizio la passione per il ballo?

«E’ un interesse che ho iniziato a coltivare abbastanza casualmente in realtà. Ho giocato a basket fino all’età di 8 anni ed era uno sport che mi piaceva particolarmente. Tuttavia un giorno mi sono infortunato e ho preso la decisione di dare ufficialmente inizio a un nuovo capitolo della mia vita: quello della danza. Mia mamma che frequentava una scuola di ballo mi incoraggiò e fece in modo di farmi entrare a fare parte di questa realtà, convincendomi a sostenere una prova. Mi piaceva e mi sentivo molto coinvolto, tuttavia vedevo diversi ragazzi più avanti rispetto a me e più volte non mi sentivo all’altezza e volevo smettere. A ogni modo non mi sono arreso, grazie a mia mamma, ma anche alla mia insegnante di danza. Mi fece capire di non arrendermi e di affrontare con determinazione i momenti di difficoltà, cosa che effettivamente ho fatto. Così ha avuto inizio il mio percorso di ballerino, dal quale mi sono tolto un sacco di soddisfazioni».

Qual è l’aspetto principale della danza che ti colpisce maggiormente?

«Premetto che sono un amante dell’arte in generale, mi piacciono anche il canto, la pittura e disegnare. Sono una persona che si pone sempre l’obiettivo di approfondire tutto quello che fa. La danza, in particolare, mi consente di esprimere al meglio quello che ho dentro, la mia parte interiore. Sento di essere una persona molto energica e la danza riesce a far emergere tutta la mia libertà. Essere un ballerino dal mio punto di vista significa essenzialmente questo: essere liberi. Il ballo fa vedere una parte di me che davvero in pochi conoscono, di fatto solo le persone che sanno chi sono. Parlando di danza i miei punti di forza sono l’hip hop e il jazz-punk, ma comunque mi ritengo un ballerino particolarmente versatile, che riesce ad adattarsi a ogni situazione».

Ho un carattere forte e deciso che mi consente di affrontare ogni situazione con la giusta dose di determinazione.

L’entrata nella scuola di Amici cosa ha significato per te e che ricordi ti ha lasciato?

«Quando ho partecipato ai casting ho da subito voluto specificare di sentirmi pronto a mettermi in gioco per imparare tutti i tipi di stile. Ho ottenuto l’accesso alla scuola interpretando una coreografia Hip Hop tratta da “Woman Up” di Trainor. Quando ballo do tutto me stesso e credo sia stato questo l’elemento che ha colpito maggiormente la giuria. Del mio percorso ad Amici ho un sacco di ricordi positivi. E’ una scuola impegnativa, fatta di orari impegnativi e con un sacco di professionisti e insegnanti che pretendono tanto. Si deve sottostare a orari frenetici, si deve seguire una dieta apposita e soprattutto si deve entrare nell’ottica di dover fare un sacco di rinunce. Essere un ballerino richiede un sacco di responsabilità e all’interno di Amici la predisposizione al sacrificio è uno dei primi aspetti che vengono insegnati e trasmessi dai professori. Non sono arrivato al Serale. Ero stato oggetto, insieme ad alcuni miei ex compagni, di un provvedimento disciplinare che prevedeva di sostenere un esame di riammissione davanti a tutta la commissione per poter proseguire il percorso all’interno della scuola. Non essendo riuscito a superarlo, ho dovuto abbandonare la trasmissione della quale però conservo un sacco di ricordi positivi. E’ anche grazie ad Amici se ho avuto la possibilità di migliorare i miei stili e di andare avanti a studiare e continuare a fare esperienza».

Si vede che Amici è di famiglia: prima di te anche tuo cugino Sebastian aveva partecipato al talent, riuscendo a diventare professionista. Ti senti spesso con lui?

«Abbiamo un bellissimo rapporto, è come se fossimo fratelli e condividiamo una forte passione per il mondo della danza e dello spettacolo in generale. Abbiamo perso purtroppo entrambi i nostri padri, ma da questa tragedia il nostro legame ha trovato modo di rafforzarsi ulteriormente. Abbiamo studiato nella stessa scuola e anche da lui ho avuto la possibilità di imparare un sacco di tecniche necessarie per diventare un bravo ballerino. E’ una persona solare, altruista e determinata. Tutte qualità che sono necessarie per essere sia un ballerino, sia un artista a 360 gradi. Sono fiero dei risultati che ha conseguito fino a questo momento come danzatore, così come lui è soddisfatto del percorso che ho effettuato fino a questo momento. Comunque, ho 24 anni e ancora tutta una carriera davanti a me».

Amici non è stato un punto di arrivo, ma uno di partenza, viste e considerate le esperienze che hai attraversato durante il corso degli anni successivi.

«Come ho già detto Amici mi ha insegnato molto, soprattutto a credere più in me stesso e ad acquisire maggiore fiducia nei miei mezzi e nelle mie possibilità. Tante le esperienze che ho vissuto nel corso degli anni successivi. Ho fatto parte del corpo di ballo di “Sound of beauty” nel 2022, in occasione dell’Eurovision di Torino. Per esercitare la mia professione ho viaggiato molto, in varie parti del mondo. Sono stato al festival di Cannes, sono stato a Tirana, in Albania. Ho avuto modo di apparire in altri contesti televisivi, ma ho svolto anche molto teatro. L’esperienza che ho attraversato durante “Thriller live”, show rivolto al grande Michael Jackson, si è rivelata molto formativa per me. Continuare a crescere, a mettersi sempre in gioco e in discussione. Ogni ballerino sa che per avere successo in un mondo così competitivo, l’impegno deve essere all’ordine del giorno e alla base di tutto».

Che ricordi ti ha lasciato invece l’Eurovision 2024?

«E’ stato uno degli eventi più seguiti a livello mondiale. Molto emozionante l’essermi esibito nello stesso palco di grandi artisti di fama nazionale e internazionale. E’ stato bello lavorare con un sacco di persone che pur avendo origini differenti sono accumunate da una grande passione per la musica, per il ballo e per tutto quello che riguarda l’arte. Svedesi, americani, italiani, albanesi che si sono messi al lavoro per soddisfare le esigenze del pubblico. Tutto molto bello e emozionante, perché la musica e l’arte non conoscono nessun confine. Anche questa è stata un’opportunità che mi fa capire quanto sia entusiasmante quello che sto facendo e quanto la danza sia diventata una componente essenziale per la mia vita».

Il successo richiede inevitabilmente anche delle rinunce: viaggiando molto quanto ti tieni in contatto con la tua famiglia?

«Se si vuole diventare ballerini bisogna essere consapevoli del fatto di dover stare lontani da casa per lavoro. E’ faticoso, è da quando avevo 16 anni che vivo di questa professione. A ogni modo se sono diventato un danzatore è stato soprattutto grazie a mia mamma che mi ha trasmesso più di chiunque altro questa grande passione, che è diventata con il tempo la mia professione. Non potevo che chiedere di meglio, anche se sono consapevole di avere ancora un sacco di cose da imparare. Se dovessi dare un consiglio a coloro che vogliono avventurarsi nel mondo della danza è proprio quello di credere nei propri sogni e di non darsi mai per vinti. I risultati alla fine, prima o poi, arrivano sempre. L’essere circondati da persone che credono in noi certo aiuta e rappresenta uno stimolo in più per poter andare avanti».

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro e come intendi realizzarli?

«Voglio arricchire e crescere ulteriormente il mio bagaglio culturale e professionale. Il mio sogno nel cassetto è quello di trasferirmi in America e continuare a studiare danza negli Stati Uniti. E’ un obiettivo che mi sono prefissato di raggiungere e per il quale sto lavorando davvero molto. Ribadisco il concetto che un ballerino non deve mai sentirsi arrivato, ma deve vedere ogni traguardo che raggiunge come un nuovo punto di partenza. Non ho perso comunque la voglia di cantare e di fare recitazione».

Edoardo Varese

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