La storia di Rosario il pizzaiolo è una storia d’altri tempi. Per certi versi epica. Una vicenda esistenziale che si snoda tra Vigevano e il Venezuela, tra la storia quotidiana di una famiglia e la storia con la “s” maiuscola che spesso cambia le sorti di una nazione e di un popolo. Rosario Vella oggi ha 63 anni e lavora come pizzaiolo alla “Primavera”, un ristorante che si trova a Vigevano in corso Torino e che esiste da quasi cinquant’anni.
SCOPPIA L’AMORE Rosario è stato un italiano intraprendente che è emigrato per amore in Venezuela, dove viveva la famiglia di sua moglie. Si è innamorato di lei mentre faceva il militare ad Albenga. L’ha conosciuta alla Trattoria Abruzzese, un locale della cittadina ligure alle porte di Alassio, ricca di storia che affonda le radici fino all’epoca romana, dove si recava spesso a pranzare e a cenare durante il servizio militare.
L’ARRIVO DA PALERMO A Vigevano però lui è arrivato quando era un bambino e frequentava le scuole elementari. «Sono nato a Palermo al rione Siza – racconta – e all’età di 9 anni con papà, che era separato da mia madre, e mio fratello siamo partiti dalla Sicilia diretti a Düsseldorf. Arrivati a Vigevano, che in quegli anni era la capitale mondiale della scarpa, mio padre è stato convinto da un amico a fermarsi. E qui è iniziata la mia storia. Ho iniziato presto a lavorare e la farina ha caratterizzato da subito il mio ambiente di lavoro. Non era ancora un adolescente quando ho cominciato come factotum all’allora Pizzeria Ticino in riva all’omonimo fiume».
COLLA CON LA FARINA Il colpo di fulmine avviene quando il piccolo Rosario scopre che con la farina si poteva fare la colla. «E’ stata una specie di folgorazione – racconta – mi trovavo bene in mezzo alla farina e ho capito che il mio lavoro nell’arte bianca avrebbe caratterizzato la mia vita». Dalla pizzeria Ticino alla Pam Pam il passo è breve. Qui conosce Quirino Francese, lo zio dei titolari della “Primavera”.
Un uomo che per me è stato come il mio secondo padre
sottolinea andando con la memoria a quei tempi lontani, dove Vigevano “sgomitava” tra mille fabbriche Gli anni passano e, insieme alla naja, arriva anche l’amore. La sua storia con Nelly all’inizio è tormentata. Lei va e viene dal Venezuela ma Rosario non ha voglia di aspettare, è innamorato e non vede l’ora di fare una famiglia con la donna della sua vita e, ad un certo punto, decide di andare lui in Sud America.
IL VIAGGIO IN SUD AMERICA «Se Maometto non va alla montagna…», dice ricordando quegli anni. E così, poco più che ventenne inizia la sua nuova vita oltreoceano. E’ il 19 gennaio 1982 quando arriva in Venezuela e comincia a vivere tra Puerto Ordaz e San Felix. «Erano anni straordinari – ricorda – c’era lavoro da tutte le parti. Bastava fermarsi ai margini della strada con delle arance o del cocco per fare i soldi.
SUBITO IL MATRIMONIO Mi sono subito sposato, ho lavorato come carpentiere per un anno, poi ho ritrovato la mia professione in una pizzeria del posto. Oltre al pizzaiolo, facevo anche il venditore porta a porta di pentole. La presenza di tanti italiani mi ha aiutato molto e sono riuscito a racimolare in fretta la cifra necessaria per comprarmi la prima auto.
I PRIMI DUE FIGLI Ci siamo poi trasferiti a Maracay, vicino a Caracas, dove ho comprato casa è lì, nell’83 e nell’84, sono nati i primi due dei miei quattro figli, Tonino e Fabio. Nell’87 sono ritornato per due anni a Vigevano ed ho aiutato mio fratello a gestire il circolo Cavallino, vicino alla chiesa della Madonna dei 7 Dolori».
TOCCATA E FUGA A Vigevano però rimane due anni e nell’89 Rosario ritorna in Venezuela, dove opera nel settore delle costruzioni. E’ responsabile dell’acquisto dei materiale da cantiere e guadagna bene. Lascia però subito il lavoro per operare con le imprese governative ma dura poco. La svolta arriva poco dopo. «Un amico, Antonio Errante, fa un affare e compra una pizzeria – racconta – e mi propone di diventare socio. E’ l’occasione della mia vita e questo lavoro in Venezuela lo faccio fino a 50 anni».
Seguo dei corsi speciali per il trattamento delle farine e divento davvero esperto, tanto da riuscire ad aprire un’altra pizzeria, sempre come socio.
LA SVOLTA CON LA PIZZA Ma non c’è solo la pizza in quegli anni. Rosario mette in piedi anche una fabbrichetta chimica che produce candeggina e addirittura compra una gelateria. Gli affari vanno a gonfie vele. Intanto nell’87, a Vigevano, nasce Pierangelo e nel ’91 arriva anche Renato. Si stanno preparando gli anni di Hugo Chàvez, che giura come presidente il 2 febbraio 1999. Fonda il Movimento Quinta Repubblica (poi confluito nel Partito socialista unito del Venezuela nel 2008) dopo aver organizzato, il 4 febbraio 1992, un fallito colpo di Stato contro l’allora presidente Carlos Andrés Perez. Chàvez deve far fronte alla disastrosa situazione socioeconomica in cui versa il Venezuela (oltre l’87% della popolazione vive in condizioni di povertà e circa il 47% di povertà critica), e compie alcune scelte che penalizzano fortemente le attività del pizzaiolo arrivato da Vigevano.
LA POLITICA “CONTRO” «Sono stato costretto a chiudere la fabbrica chimica – precisa –, ho venduto la gelateria ad un’amica di mio figlio e anche in pizzeria arrivano i primi problemi: comincia a scarseggiare la farina e alla sera i locali vengono chiusi in anticipo». Rosario però non si perde d’animo: dalle montagne della Colonia Tovar, dopo aver comprato un camion, scende con centinaia di scatole di fragole e altri prodotti particolari da distribuire alle città intorno a Caracas. Crea la Distribuzione Vella, ma il regime, attraverso leggi speciali, rende quasi impossibile commercializzare alcuni prodotti della montagna.
LA MALATTIA RARA In agguato c’è però qualcos’altro: si chiama Melas, una micidiale malattia del metabolismo, trasmessa geneticamente e caratterizzata da un progressivo danno metabolico associato alla disfunzione dei mitocondri, deputati alla produzione energetica delle cellule. Il danno maggiore risulta a carico dei muscoli e del cervello. E’ una botta tremenda che spegne il suo entusiasmo e la sua intenibile vitalità. Rosario torna in Italia per far curare uno dei suoi figli, che si è ammalato gravemente. In Venezuela non c’è neppure la speranza di poter in qualche modo controllare questa spietata patologia.
I LUTTI Tonino, che vive a Panama, muore l’11 novembre del 2020 e Pierangelo, rimasto in Venezuela, il 14 gennaio del 2022. Fabio, che vive a Garlasco e può curarsi, sta lottando contro la malattia. Anche Renato, che vive a Madrid e come il papà fa il pizzaiolo, è stato attaccato dalla malattia.
STRANIERO A VIGEVANO «Ora vivo a Vigevano – racconta ancora Rosario – e mi sento un po’ come uno straniero. Del resto il Venezuela per me è stata come una seconda patria. Quando sono tornato ho trovato un’Italia diversa, più brutta. Il Venezuela è una cosa diversa, la gente ha molto più calore umano. Non mi sono ancora riadattato alla vita in Italia. Mi sento ancora per l’80 per cento venezuelano». Rimane l’amore per la pizza e per quelli che chiama i “suoi impasti”. «Alla “Primavera” mi sento in famiglia, sono legato a loro e spero di poter lavorare fino alla pensione. I miei impasti, a cui tengo in modo particolare, li lascerò in eredità a loro».
Massimo Sala