«La Sforzesca in fiamme»

Una battaglia vinta, per una guerra persa. Domenica 24 marzo la città di Vigevano ha ricordato. con una cerimonia al cippo commemorativo alla presenza del sindaco Andrea Ceffa, delle autorità civili e militari e delle associazioni d’arma, la battaglia della Sforzesca avvenuta 175 anni fa.

LE PREMESSE Dell’evento spiega approfonditamente Giovanni Paolo Rabai, che collabora con la Società Storica Vigevanese. «In seguito all’Armistizio Salasco del 9 agosto 1848, è in atto una tregua tra gli eserciti belligeranti del Regno di Sardegna e dell’Impero d’Austria, dopo le numerose battaglie primaverili ed estive della I Guerra d’Indipendenza. Trascorsi pochi, sofferti mesi, in cui parte dell’opinione pubblica torinese preme per la ripresa delle ostilità, re Carlo Alberto a marzo si decide ad invadere nuovamente il Lombardo Veneto, ponendo alla guida dell’esercito, invero in quel momento ancora poco preparato e demotivato, il generale Chrzanowski». Gli austriaci tuttavia, condotti dal maresciallo Radetsky, precedono le mosse piemontesi, passando il confine a Pavia, in direzione di Mortara, punto strategico per andare alla conquista di Novara.

Nelle concitate ore del 20, 21 e 22 marzo 1849, nel nostro territorio, si giocano i destini di un re, Carlo Alberto, che tanto aveva creduto all’unificazione dell’Italia sotto un’unica bandiera.

SUL CAMPO La battaglia della Sforzesca si tiene il 21 marzo 1849 tra Borgo San Siro e la Sforzesca: «Come ricorda il generale Della Rocca, un “grandissimo podere cinto da muri nei quali si lavorò subito per praticare numerose feritoie”. Una parte dell’esercito piemontese, la Seconda divisione comandata dal generale Bes, era qui schierato per proteggere la strada per Vigevano, dove si erano insediati il re e il quartier generale, presso il Palazzo vescovile». «“A mezzogiorno i signori di questo ricco tenimento attraversarono con diverse vetture e con tutta la famiglia la piazza di Vigevano dirigendosi a Novara. Dopo pochi minuti si diceva che la Sforzesca era in fiamme”. Così narra in una lettera l’avvocato Vincenzo Boldrini allo storico Ambrogio Basletta. Una testimonianza che conferma i concitati momenti vissuti, mentre le batterie di cannoni tuonavano per la campagna. Lo scontro più noto avviene in particolare tra la cavalleria leggera degli ussari austriaci, e i dragoni del Reggimento del Piemonte Cavalleria, con episodi di eroismo: famose le gesta del brigadiere Mathieu, che da solo corre in aiuto del Luogotenente Galli della Loggia, neutralizzando diversi soldati nemici e portandolo in salvo».

POCHE VITTIME Nel complesso l’episodio bellico viene considerato una vittoria dei piemontesi. L’unica di questa seconda fase della I Guerra d’Indipendenza: tanto che «nella notte del 21 Carlo Alberto volle dormire in mezzo alle fila della brigata Savoia, accampato sul nudo terreno della Sforzesca, per condividere la sorte dei propri soldati». Nelle stesse ore tuttavia, Mortara veniva conquistata, spianando così la strada degli austriaci verso Novara, dove avvenne la capitolazione dell’esercito piemontese il 22 marzo. «Complessivamente alla battaglia parteciparono 8500 soldati piemontesi contro 9000 austriaci. Le perdite furono tuttavia lievi dalle due parti: 21 morti, 94 feriti e un centinaio di dispersi da parte piemontese; 25 morti, 180 feriti e 120 dispersi da parte austriaca. I feriti furono condotti con carretti di fortuna verso Vigevano, per trovare ricovero in Seminario, dove era stato allestito un ospedale. Qui rimarranno in cura, per lunghi mesi, anche numerosi austriaci, come dimostrato da documenti conservati nell’Archivio in Cattedrale”».

Isabella Giardini

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