Le code per entrare, il teatro esaurito, con duecento persone venute ad assistere allo spettacolo. E sul palco, chi con la chitarra, chi con il microfono e chi suonando la tastiera ha proposto alcuni brani della musica italiana e non solo. Il tutto per respirare aria nuova, aria di riscatto sociale, aria di un nuovo inizio.
LO SPETTACOLO Al carcere di Vigevano giovedì 10 aprile detenuti e detenute si sono esibiti insieme a un maestro d’eccezione, Rosalino Cellamare, in arte Ron. Caritas di Vigevano, l’associazione Una città per cantare, fondata proprio da Ron, hanno portato avanti nel corso di questi mesi un progetto di scuola musicale, nato ad ottobre, all’interno della casa di reclusione situata a Piccolini. La speranza anche dietro le sbarre: un messaggio portato avanti anche dal vescovo Maurizio Gervasoni, che sul palco dell’auditorium della casa di reclusione ha ricordato l’importanza del giubileo.
Sono contento e soddisfatto dell’organizzazione di questo evento, la musica è uno strumento che arriva al cuore di tutti e che può aiutarci a ritrovare percorsi di gioia.
RISCATTO Dopo i saluti della direttrice Rosalia Marino, che ha ringraziato «gli agenti, ma anche gli educatori e i volontari che quotidianamente si impegnano a far sentire i detenuti protagonisti di progetti importanti e che hanno come obiettivo il riscatto sociale» ecco che il gruppo di detenute si è esibito tra gli applausi di tutti. Halleluja di Jeff Buckley, poi Zombie di Cranberries e Albachiara di Vasco Rossi. Ma è “Ho imparato a dire no”, inedito di Elena Pilan, una delle detenute impegnate e coinvolte nella scuola di canto, ad aver emozionato e colpito tutti, per il messaggio del testo, sul cambiamento. Dopo l’esibizione del gruppo di detenute è il turno dei detenuti e tra loro di Mario, che ha portato sul palco “Vivere così”, un testo che ha composto, suonato e cantato proprio durante il periodo di detenzione: periodo durante il quale ha avuto tempo e modo di riflettere e di darsi una nuova possibilità di vita. Il pubblico ha poi cantato, insieme ai detenuti, classici della musica italiana come L’italiano di Toto Cutugno, Caruso di Lucio Dalla, Generale di Francesco De Gregori, il Ragazzo della via Gluck di Adriano Celentano.
MUSICA PER TUTTI Infine, lo stesso Ron ha proposto Piazza grande e Non abbiam bisogno di parole, due pezzi del suo vasto curriculum musicale, ringraziando tutti per «aver assistito a questo evento. E anche coloro che hanno seguito e preso parte a questo progetto. Ho percepito molta voglia di impegnarsi e di riuscire a guardare oltre un contesto difficile per chi lo vive». Anche in un carcere si può fare musica e si può trovare modo di «impiegare le proprie giornate – sottolinea la direttrice Marino – con tutti i progetti e le iniziative che vengono portati avanti costantemente. Prossimamente avremo anche gli spettacoli al maschile e al femminile con i due registi Mimmo Sorrentino e Alessia Gennari, senza dimenticare il gruppo teatrale messo in piedi da alcuni agenti di polizia penitenziaria che si sono esibiti già al Cagnoni».
Edoardo Varese