Il Castello Sforzesco di Vigevano alloggio per i profughi di guerra giunti dalle terre d’Istria. Questa è solo una delle tante iniziative che sono state riservate agli esuli giuliani e istriani esattamente 78 anni fa nella città ducale. Tutta una serie di testimonianze inedite custodite all’interno dell’Archivio Storico comunale.
ESODO Facendo un piccolo passo indietro, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, fino a qualche decennio dopo il 1945, si stima che i giuliani che emigrarono dalle loro terre d’origine ammontino a un numero compreso tra le 250mila e 300mila persone. Un esodo “forzato” conseguente ai massacri delle foibe, eccidi che coinvolsero in particolare istriani, fiumani, dalmati italiani e, in generale, tutti coloro che diffidavano del nuovo governo jugoslavo comunista di Josip Broz Tito.
NUOVA PATRIA “O l’Italia o l’esilio” tuonava la prima pagina de L’Arena di Pola il 4 luglio 1946, decisione che, per molti istriani e giuliani, portò alla scelta obbligata dell’esilio. Come anticipato, anche Vigevano è stata meta prescelta dagli esuli in fuga, che cercavano in una nuova città la pace e la vita che non gli era più garantita nella loro terra natale. Da alcuni documenti statistici, custoditi all’interno dell’Archivio Storico di Vigevano, risulta come dal 1946 al 1949 siano registrati circa 105 esuli istriani su suolo ducale. Documenti inediti scambiati nel corso di quegli anni tra il comune vigevanese e la prefettura di Pavia, in cui emerge come il 1947 sia stato l’anno con più arrivi dalla Venezia Giulia e dall’Istria. A fare della città ducale la loro nuova casa moltissime famiglie in fuga, provenienti soprattutto dalle città di Pola, attuale Croazia, Dignano, Fasana, Marzana, così come dalla celebre Fiume.
SOLIDARIETÀ «In vista dell’eventuale arrivo nel territorio di questa Provincia di profughi istriani – scriveva la Prefettura di Pavia all’anagrafe di Vigevano, in una circolare del 12 febbraio 1947 – è stata fatta presente l’opportunità di predisporre quanto occorre per una pronta efficace assistenza degli esuli». Ordine che la città ducale ha colto subito prontamente, tanto da riservare un’ala del Castello Sforzesco all’accoglienza dei profughi giuliani. «Questa Civica Amministrazione […] si è venuta a trovare in una critica situazione a causa del notevole numero di famiglie di profughi giuliani – scrive il comune di Vigevano in una lettera datata 26 maggio 1947 – […] Allo scopo di risolvere il grave problema umanitario, il comune ha studiato la possibilità di alloggiare i profughi giuliani in un’ala del Castello, completamente disimpegnata dal quartiere militare propriamente detto, con ingresso indipendente da via Riberia». Il progetto, firmato dal sindaco Attilio Bonomi, riguardava in particolar modo il primo piano del maschio, le cui modifiche hanno creato ventiquattro nuovi alloggi.
MANIFESTAZIONI Un’onda solidale che non riguarda solo la sistemazione e assistenza dei profughi, ma che aveva un occhio di riguardo anche al ricordo e alle manifestazioni. Una su tutte l’organizzazione della “Terza giornata del bambino profugo giuliano e dalmato” il 4 novembre 1949, le cui locandine sono ancora conservate all’Archivio Storico comunale. Scopo della manifestazione, una raccolta fondi da destinarsi «per il 75% all’assistenza diretta nelle singole province e per il 25% all’assistenza minorile svolta dall’Opera Centrale». Un aiuto concreto che la città di Vigevano ha da subito destinato a chi la sua casa l’aveva persa.
Rossana Zorzato