Ci siamo conosciuti durante i lontani anni di Seminario, nel lungo e impegnativo percorso formativo che ci ha condotti all’Ordinazione presbiterale. Solo pochi anni di età ci separavano. Con un’immagine, mi rappresento la vita come un libro. Al libro della vita di don Pier Luigi, già voluminoso e ricchissimo di avvenimenti, mancava ancora una pagina: l’ultima!
Quella pagina, però, non l’ha scritta lui, non ha voluto né potuto scriverla: è rimasta in bianco perché doveva scriverla Dio stesso. E Dio l’ha scritta quando e come era stato stabilito nel suo progetto eterno.
Sfogliando solo qualche pagina del suo libro, trovo don Pier Luigi, giovane prete ancora impegnato negli studi universitari, tutto dedito a ragazzi e a giovani. Sono i ragazzi e i giovani del ’68’: anni vivaci e turbolenti anche dentro le vetuste strutture della Chiesa. Quei giovani cercavano spazi nuovi, diversi da quelli tradizionali, per vivere la fede con maggior libertà e autenticità, dentro una società che stava sgretolandosi e profondamente cambiando. Don Pier Luigi era là, con quello spezzone inquieto di gioventù; cercava faticosamente di aggregarli per guidarli su sentieri nuovi, ma sicuri. In loro gettava quei semi di vita che dovevano maturare nel tempo e formare persone adulte e responsabili, pronte a costruire il loro futuro.
Nel voluminoso libro della sua vita, trovo pagine in cui don Gusmitta è impegnato nella scuola come educatore e formatore nello specifico ambito culturale. E’ presente non solo nelle strutture ecclesiali diocesane, come insegnante nel Seminario, ma anche nell’ambito “laico”. Il nostro Liceo Cairoli lo ebbe come rigoroso e stimatissimo – ma anche temuto – professore di Latino e Greco. Non solo insegnante di ardue strutture linguistiche e letterarie, ma formatore di coscienze attraverso proposte di valori capaci di dare senso all’esistenza degli studenti.
Trovo ancora dense pagine del libro in cui don Gusmitta viene chiamato dal Vescovo a importanti responsabilità a livello diocesano: direttore dell’Ufficio per la formazione del clero e, successivamente, per la formazione dei Diaconi permanenti. Di notevole impegno anche la designazione di Segretario generale del XVI Sinodo Diocesano (Sinodo Locatelli- 1996-1999).
Ma le pagine più numerose e più dense del libro sono quelle che testimoniano la sua totale e appassionata dedizione alla formazione della famiglia. Era granitica e profonda la sua convinzione che, formando la famiglia, si forma la Chiesa, si costruisce il santuario dell’amore, della fedeltà per sempre, il luogo dove l’amore trova la sua più vera fecondità. Sia la prima sia l’ultima pagina della vita sono dono, sono grazia.
Così penso: ora, don Pier Luigi è nelle mani di Dio; anche nella morte appartiene a lui.
mons. Luigi Cacciabue
Tanti in Duomo, lunedì, per l’ultimo saluto a una personalità storica
Duomo gremito lunedì 6 maggio per le esequie di monsignor Pier Luigi Gusmitta, storica figura del panorama ecclesiale vigevanese e per decenni rettore del Santuario della Beata Vergine di Pompei, dichiarato “santuario della famiglia” dal Vescovo Vincenzo Di Mauro.
COMUNITA’ 71 Proprio all’accompagnamento del “mistero grande” della vita matrimoniale il sacerdote aveva dedicato gran parte del suo ministero, raccogliendo i frutti (e accompagnandoli a maturazione) del suo apostolato con i giovani di Comunità 71. e tutti loro, o almeno buona parte, hanno sentito il bisogno di dare al loro “don” l’ultimo saluto, prendendo parte alla liturgia presieduta dal vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, e concelebrata da un buon numero di sacerdoti.
L’OMELIA «Don Pier Luigi è stato un papà – ha detto mons. Gervasoni nell’omelia – per le persone che ha accompagnato. Egli ha vissuto lo stile giovanneo della fede cristiana, che vede nell’amore l’origine e la fonte di ogni esperienza credente». Parole confermate anche in conclusione del rito, dopo il commosso ricordo di mons. Cacciabue, da quanti hanno ricordato l’insegnante, il maestro, il padre, attraverso la rievocazione di episodi condivisi e la lettura di brani dei suoi numerosi scritti, che hanno avuto diffusione anche al di fuori dei confini diocesani.
IL SALUTO Anche l’ex sindaco di Vigevano Ambrogio Cotta Ramusino ha voluto rendere omaggio «all’amico e collega don Pier Luigi». «Quando anch’io arrivai al liceo – prosegue – mi accolse con un sorriso e tanta simpatia, e poi lavorammo per alcuni anni fianco a fianco pur non avendo le stesse classi. Ebbi così modo di apprezzare la sua cultura e il suo rapporto con i colleghi e soprattutto con gli studenti che pur dovendo sgobbare sodo lo stimavano e lo rispettavano».
Quando andò in pensione. ci vedevamo più raramente ma ogni volta, soprattutto durante la mia esperienza di sindaco, non mancava mai il suo incoraggiamento e l’apprezzamento per quanto facevo. Grazie Monsignore, mancherà tanto.
don Carlo Cattaneo
Don Pastormerlo: «Qualunque cosa facesse, ci credeva e sapeva coinvolgere»
Credo che ogni direttore di giornale vorrebbe avere sempre collaboratori come don Gusmitta. Nei lunghi anni della sua collaborazione con L’Araldo e soprattutto nella rubrica “Nazareth” per L’Aurora non c’è mai stato bisogno di una telefonata per sollecitare un suo articolo. Tutto arrivava per tempo!
Quando, mesi fa, mi telefonò per avvisarmi che non sarebbe più riuscito a tener fede alla rubrica della famiglia sul L’Aurora, ho capito che era cominciato per lui un nuovo cammino, che lo avrebbe portato all’abbraccio con il Signore in Paradiso. Questo fa capire il suo carattere, il suo impegno e soprattutto il suo “crederci”!
Don Pier Luigi ha sempre “preso sul serio” gli incarichi affidatigli dai Vescovi e soprattutto i nuovi orizzonti pastorali scaturiti dopo il Vaticano II. “Prendere sul serio” non semplicemente per obbedienza e tantomeno per presunzione, ma perché “ci credeva”. In questo suo “crederci” ha “inventato” l’Ufficio diocesano per la famiglia. Ha “inventato” un nuovo cammino di rapportarsi ai giovani, fondando “Comunità 71”.
A volte qualcuno ironizzava un po’, sottolineando che qualsiasi incarico gli avesse affidato il Vescovo, sarebbe ben presto diventato il settore più importante di tutta la pastorale. Chi ha conosciuto davvero don Gusmitta sa che questo suo atteggiamento non era dovuto a presunzione, anzi, quasi a una “innocente meraviglia”, nel senso che non poteva che essere così!
Il “crederci” di don Pier Luigi lo ha sempre portato a scelte profetiche, nuove per i suoi tempi, capaci di rivoluzionare progetti, atteggiamenti, itinerari pastorali e mi piace aggiungere al “crederci” anche l’atteggiamento del “coinvolgere”: era impossibile far finta di niente o restare un po’ distaccati dai suoi progetti… mi sa che qualcosa di simile farà anche davanti al buon Dio!
don Emilio Pastormerlo