È una frase questa che può far nascere qualche incomprensione, eppure, è così. Lourdes la si incontra innanzitutto a casa nostra. In verità dalla Grotta di Massabielle non siamo mai tornati, perché per nostri giovani è diventata non solo il luogo delle apparizioni, ma in modo particolare una dimensione dell’esistenza.

Incarnare il messaggio di Bernardette non è stato solo l’obiettivo del pellegrinaggio, ma di tutto il cammino dei Giovani OFTAL. I giorni trascorsi tra turni in sala all’Accueil Notre Dame, in refettorio e donare tempo e sorrisi ai nostri ospiti, sono stati riempiti da momenti di grande Fede vissuta e celebrata. Le lacrime che rigavano i volti di alcuni appena sedicenni, le mani intrecciate per innalzare una preghiera alla Vergine, le domande poste con ingenuità sono stati i momenti in cui il loro cammino si è trasformato in testimonianza.

È vero il rapporto con il Cielo è intimo, personale e unico, ma quando si condividono le possibilità che lo Spirito ci offre, anche il rapporto con Dio può cambiare. Ci si sente meno soli. “Chi crede non è mai solo”, scriveva Benedetto XVI.

Il gruppo quindi diventa una delle espressioni di Fede dei nostri giovani, il sapersi aspettare è una sfumatura di tutto questo. Camminare lo stesso passo, ma direi nella stessa direzione. Certo, dubbi e incertezze fanno e faranno sempre parte del percorso, ma come Gesù ci insegna nel Vangelo: Gerico dev’essere attraversata. Concretezza, mani tese e braccia unite per stringere in un abbraccio, sono solo alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato e dato espressione ai bisogni di chi incrociasse il loro sguardo, tutto questo esce dal bagaglio dell’esperienza, quando il termine: “Sono giovani”, non è sinonimo di inesperienza. Bagaglio dell’esperienza e della Fede piano piano maturata.

“Non ti prometto di renderti felice in questa vita, ma nell’altra”, con questa frase la Vergine si rivolge a Bernardette, parole che suscitano tante domande e alcune delle quali non hanno risposte. Sono convinto che il tema della sofferenza e della malattia è vivo nei giorni del pellegrinaggio, ma i giovani hanno saputo “attraversarlo” con grande umiltà, sapendo, appunto, che alcune cose devono essere vissute leggendo negli avvenimenti la risposta. Da Lourdes ai piedi dei Pirenei alla Lourdes vigevanese, i nostri giovani hanno testimoniato la loro Fede.

Don Christian Baini

1Le testimonianze / 1 «Un’esperienza umana unica»

Il Pellegrinaggio è una esperienza spirituale ed umana unica. La cosa più incredibile che accade a Lourdes è che la sofferenza non è mai celata. A Lourdes i malati sono al primo posto e un elemento significativo sta nel fatto che la loro sofferenza spesso si accompagna a gioia e serenità; la maggior parte dei malati vengono a Lourdes con la speranza e lì acquisiscono una forza interiore “attiva“, che consente loro di affrontare e accettare le proprie patologie.

Un esempio tangibile quest’anno è stato rappresentato da una donna affetta da cancro in stadio terminale. Accade che il pellegrinaggio è per questa persona momento di conforto spirituale e decide di partire nonostante tutto. Perché affrontare un viaggio faticoso quando non si han le forze? Perché non aspettare nel proprio letto l’evolvere degli eventi? Ed ecco che ognuno di noi può darsi la propria risposta personale, la propria opinione .Ma ciò che è tangibile e nessuno può cambiare è quanto la fede in questa persona abbia scaturito una forza mentale enorme, che andava contro ogni paura poiché l’incontro con la Madonna nella grotta è stato motivo di serenità e di preghiera; ha lasciato subito dopo questo mondo con la gioia negli occhi. Esser un sanitario e venire a Lourdes significa semplicemente anche questo: aiutare le persone bisognose a realizzare un sogno così tanto desiderato come avvicinarsi alla Grotta di Massabielle.

Dott. Matteo Gerardini, responsabile medico

 

2Le testimonianze / 2 «Testimone di un’esperienza di fede totale»

Sono quasi 10 anni che partecipo come infermiera ai pellegrinaggi oftaliani, ma quello del 2023 sarà difficile da lasciare andare: mai avrei pensato di poter essere testimone di una così grande esperienza di fede e di totale affidamento alla Grotta di Massabielle.

Negli anni abbiamo visto tante persone recarsi in pellegrinaggio per offrire le proprie o altrui sofferenze alla “Bianca Signora” e, spesso, il sentimento preponderante è stato quello della pietà verso gli altri. Quest’anno, invece, siamo riusciti a provare compassione, un sentimento che ci ha spinti a fare qualcosa di concreto per l’altro e ci ha coinvolti in prima persona nella sofferenza, spingendoci ad essere sullo stesso piano della persona sofferente. Vivere questo turbinio di emozioni all’inizio del pellegrinaggio ha portato il personale sanitario presente a vivere il resto del pellegrinaggio totalmente assorti dalle necessità dei nostri fratelli e sorelle,

portandoci a internalizzare la loro sofferenza e a migliorare il nostro approccio verso tutte le persone presenti.

Chi lavora tutti i giorni a contatto con le persone malate, spesso, cade nell’abitudine e pensa che la condizione di malattia o di sofferenza sia una costante nella vita delle persone e che si faccia fatica a porvi rimedio. Ogni anno però, durante la settimana che passiamo a Lourdes, riusciamo a riabituarci all’idea che ci possa essere una consolazione per la sofferenza delle persone e che ognuno di noi riesca a portare con piccoli gesti un po’ di quella consolazione che diamo per scontata durante la nostra attività lavorativa.

Giulia Mangiarotti, infermiera