«Malattia, occasione di pellegrinaggio»

«La malattia può diventare occasione per un vero e proprio pellegrinaggio». Con queste parole cariche di significato, il vicario urbano don Luigi Colombo ha aperto la sua omelia in occasione della Giornata del malato, martedì 11 febbraio, memoria liturgica della Madonna di Lourdes.

RIFLESSIONE La celebrazione eucaristica si è svolta nella chiesa del convento francescano di corso Genova, a Vigevano, gremita di fedeli accorsi per condividere un momento di preghiera e riflessione dedicato a chi soffre. Presenti i sacerdoti del vicariato urbano e alcuni religiosi cappuccini provenienti da Tortona, a testimonianza della vicinanza della Chiesa a chi vive la prova della malattia. Assente per impegni istituzionali il vescovo, monsignor Maurizio Gervasoni, sostituito per l’occasione da don Colombo. «Questa giornata – ha spiegato il sacerdote durante l’omelia – rappresenta un’occasione preziosa per riflettere sul significato della sofferenza e sull’importanza dell’assistenza agli ammalati e a tutte le persone che li circondano. La malattia può essere vissuta come un pellegrinaggio interiore, un cammino di trasformazione e di incontro profondo con se stessi, con gli altri e con Dio. Tante volte capita di trovarci a consolare chi soffre, ma un conto è parlare del dolore, un’altra cosa è viverlo in prima persona. Occorre guardare a queste esperienze non solo come prove da superare, ma come percorsi che ci insegnano ad accettare la fragilità umana e a riconoscere la presenza di Dio anche nelle situazioni più difficili».

OPPORTUNITÀ Don Luigi Colombo ha sottolineato come il dolore, sebbene faccia parte della vita, non debba essere visto solo come una condanna, ma anche come un’opportunità di crescita spirituale. «Il dolore – ha detto – ci mette a confronto con i nostri limiti e, spesso, ci costringe a interrogarci sul senso della vita. Quanti, di fronte a una grande sofferenza, dicono di non credere più in Dio. Eppure, proprio in quei momenti, mettersi nelle mani del Signore diventa un’occasione di redenzione. La fede non elimina il dolore, ma lo illumina di una speranza nuova, quella della vita eterna e della comunione con Dio». Don Colombo ha poi ricordato che le persone che soffrono occupano un posto privilegiato nel cuore della Chiesa, poiché simboleggiano il dolore di Cristo sulla croce. «La sofferenza – ha concluso – è un modo attraverso cui i malati possono lodare il Signore, trasformando la loro fragilità in una testimonianza di fede. Allo stesso tempo, rappresenta per ciascuno di noi un invito a portare conforto, a essere segni concreti della carità di Cristo. In questo cammino di redenzione, possiamo fare affidamento sulla presenza di Maria, Madre della consolazione, che ci guida e ci sostiene». Al termine della messa, i celebranti si sono raccolti in preghiera davanti all’altare della Madonna di Lourdes per la tradizionale supplica mariana. Un momento toccante, durante il quale don Colombo ha richiamato l’attenzione su due aspetti fondamentali della vita della Vergine: la preghiera e la penitenza.

Maria – ha detto – ci insegna il valore della preghiera costante e del sacrificio offerto con amore. Il suo esempio ci invita a non perdere mai la speranza, anche nei momenti più bui, e a confidare nella misericordia di Dio.

PARTECIPAZIONE A rendere ancora più suggestiva la celebrazione, l’accompagnamento musicale di tre giovani frati, di cui uno alle tastiere dell’organo, che hanno animato la liturgia con canti particolarmente ispirati. Le loro voci armoniose hanno creato un’atmosfera di intensa spiritualità, favorendo la meditazione e la preghiera dell’assemblea. I canti, scelti con cura, hanno toccato il cuore dei presenti, rafforzando il senso di comunità e di partecipazione al mistero della fede. La Giornata del malato, istituita da San Giovanni Paolo II nel 1992, rappresenta ogni anno un’occasione per rinnovare l’impegno della Chiesa verso le persone malate e sofferenti, e per sensibilizzare l’intera comunità cristiana sul valore della solidarietà e della vicinanza umana e spirituale. L’incontro di Vigevano ha testimoniato ancora una volta come la fede possa diventare un faro di speranza anche nelle tempeste della vita, ricordando che nessuno è solo nel proprio cammino di dolore, perché la Chiesa è chiamata a essere una famiglia che si prende cura dei suoi membri più fragili.

Davide Zardo

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