Il Prologo del Vangelo di Giovanni, che la Liturgia propone per la Messa del giorno di Natale, è segnato da un contrasto forte: la venuta del Salvatore deve fare i conti con il rifiuto dell’uomo. “Ma i suoi non l’hanno accolto”. Nell’omelia della solenne celebrazione eucaristica vespertina del giorno di Natale il vescovo di Vigevano, Maurizio Gervasoni, l’ha sottolineato con forza. «Giovanni ribadisce con chiarezza che il Verbo si è fatto carne – ha detto il Vescovo – ma anche che l’uomo non l’ha accolto. Così, il Bambino deve prendere dimora in una stalla. Quando nasce, Gesù non è a casa sua perché l’abbiamo cacciato fuori».
IN PRINCIPIO È l’uomo che ha rovinato tutto. Monsignor Gervasoni ha sottolineato che il Vangelo di Giovanni e la Genesi si aprono con una medesima espressione: “in principio”. All’inizio dei tempi, Adamo ed Eva hanno inteso mettere al centro il loro desiderio della radice del bene e del male, rifiutando il disegno di bene voluto da Dio per l’uomo. «Da quel momento – ha commentato il Vescovo – la condizione dell’uomo è di essere lontano dalla verità, di non capire la bellezza della verità». E quando, in un estremo atto d’amore, il Figlio di Dio ha deciso di farsi carne per restituire all’uomo la felicità originaria l’uomo lo ha rifiutato.
RICONOSCERE GESU’ La tensione che caratterizza questa prima pagina del Vangelo di Giovanni rivela, però, nel contempo, un’incredibile grandezza: chi riconoscerà quel Bambino sarà in grado di comprendere la bellezza del mondo, così come l’aveva pensata Dio al momento della creazione. È in gioco la felicità dell’uomo. «Ma la felicità non è il benessere – ha precisato mons. Gervasoni – è qualcosa che ci coinvolge intimamente ma senza fare danno». Perchè invece noi abbiamo quotidianamente sotto gli occhi il danno che il desiderio umano provoca. Anzi, il danno cresce proprio mentre l’uomo si sforza di porvi rimedio. «Lui, Gesù, – ha proseguito il Vescovo – è colui che cerchiamo, ma non lo sappiamo vedere. Il Natale ci mette sulla strada per capire il vero senso della vita».
IL SENSO E il vero senso della vita è Maria, «che non vuole niente per sé, accoglie e si mette al servizio di quel Bambino per farlo crescere, custodisce e coltiva con amore e umiltà; non fa come noi, non vuole sfrutttare tutto e piegarlo al proprio desiderio come facciamo noi». Il Natale, insomma, segna per l’uomo un cambiamento di prospettiva: «Al centro del mistero del Natale – ha concluso il Vescovo – c’è la storia della libertà dell’uomo: seguire il Figlio unigenito con atteggiamento servizievole. E allora Dio prenderà dimora presso di noi e trasformerà la nostra vita».
Carlo Ramella