12 maggio, Ascensione del Signore

L’Ascensione di Gesù segna la conclusione della sua vita terrena e rappresenta un momento cruciale nella storia della fede cristiana. Con questo evento Gesù, nella sua forma corporea, si ricongiunge al Padre, lasciando la Terra per non farvi più ritorno fino al Giudizio Universale. La Bibbia, presenta un’immagine di Dio che risiede in un luogo alto, superiore al mondo terreno. Per incontrare Dio, per entrare in comunione con Lui, è necessario un “elevarsi”, un “salire”.

Non a caso, Gerusalemme, la città santa, era considerata il luogo dove Dio risiedeva in modo particolare, ed era meta di pellegrinaggi da parte di folle devote che “ascendevano” al Monte Santo per avvicinarsi a Lui. Il concetto di “salire” assume un significato ancora più profondo nel Nuovo Testamento con la figura di Gesù. Egli stesso “sale” a Gerusalemme da bambino con i suoi genitori per recarsi al Tempio, e poi compie diversi “ascensioni” alla città santa, che culminano con la salita al Calvario per essere crocifisso e con la gloriosa Ascensione al cielo. Come sottolinea Marco nel finale del suo Vangelo (16,20), Gesù «fu assunto in cielo e si assise alla destra di Dio». Questo significa che Egli ha raggiunto la sua piena gloria e potenza, ed è ora intercessore per l’umanità presso il Padre.

L’Ascensione è un evento ricco di significato che invita i cristiani a guardare in alto, verso la loro vera patria celeste, e a vivere la loro vita terrena con la speranza di raggiungere un giorno la gioia piena e perfetta della comunione con Dio. L’Ascensione di Gesù, narrata da Luca negli Atti degli Apostoli e da Marco nel suo Vangelo, rappresenta un evento cruciale nella fede cristiana, connesso all’ultima apparizione del Risorto e al suo definitivo ritorno al Padre. Tuttavia la sua importanza non si esaurisce nella mera descrizione di un fatto geografico.

I racconti evangelici dell’Ascensione assumono un significato più profondo, rivelando alcuni aspetti essenziali dell’ultima manifestazione di Gesù e del suo legame con i discepoli e con l’intera umanità.

L’Ascensione non è solo un distacco fisico, ma un atto di congedo carico di significato. Gesù, salendo al cielo, fa una promessa ai suoi discepoli: «Se non vado non verrà a voi il Consolatore, se invece vado ve lo manderò» (Gv 16, 5-7). L’assenza fisica di Gesù diviene così la condizione necessaria per la discesa dello Spirito e per la nascita della comunità cristiana. L’Ascensione non segna un’assenza definitiva di Gesù, ma piuttosto l’inizio di una nuova modalità di presenza. Egli rimane invisibilmente presente nella Chiesa, attraverso i sacramenti, nell’amore fraterno e nella spinta all’evangelizzazione. L’ordine di Gesù ai suoi discepoli di «andare in tutto il mondo e proclamare il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15) sottolinea questa presenza invisibile e attiva nella missione di annunciare la salvezza a tutta l’umanità.

don Gianluca Zagarese

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