L’avvio dell’anno scolastico segna la ripresa anche dell’Insegnamento della religione cattolica negli istituti di Vigevano e Lomellina. Don Felice Locatelli è responsabile dell’Irc per la Diocesi di Vigevano; dopo la sua quarantennale esperienza come professore, per quale motivo lei ritiene importante l’insegnamento di religione cattolica nelle scuole?

«Penso che il discorso fondamentale sia il riconoscimento dell’importanza profonda del cattolicesimo nella cultura e nel popolo italiani. La scuola crede che ogni bambino o ragazzo debba essere messo nelle condizioni di comprendere la realtà in cui vive; sono estremamente convinto del fatto che la presenza di un riferimento cristiano nello studente sia fondamentale e, senza questo, può avere difficoltà. Non è esperienza di fede, ma il riconoscimento dell’importanza e della necessità di questo strumento per la crescita personale».

Don Felice Locatelli

Nonostante questo l’Irc è considerata una disciplina minore.

«All’atto pratico però il mondo dell’insegnamento della religione cattolica è perennemente in stato di precarietà assoluta; basti pensare che l’ultimo concorso per i docenti di religione cattolica risale al 2004. Gli insegnanti vengono assunti da anni con contratti a tempo determinato, senza passare di ruolo. A questo si aggiunge l’aumento degli studenti non avvalentesi dell’insegnamento di religione: in una società multiculturale bisogna interrogarsi su come dare valore all’insegnamento della religione cattolica che spesso non viene riconosciuta come così importante»

Quali sono gli elementi o i valori che ritiene più significativi per un insegnante?

«In questi anni da professore credo di poter rilevare due elementi fondamentali per ogni insegnante: la competenza, elemento imprescindibile, e il rapporto con gli studenti. Talvolta mi è capitato di “sacrificare” la lezione per non rompere il contatto e il legame coi ragazzi coi quali, attraverso il confronto su temi importanti anche legati all’attualità che attirassero la loro attenzione. La bellezza di questi anni di insegnamento è che questi legami instaurati coi giovani sono rimasti nel tempo, anche dopo molti anni».

a cura di don Paolo Butta

1Veronica Bertassello, insegnare per vocazione

Veronica Bertassello

Veronica Bertassello insegna religione presso il liceo Omodeo di Mortara e l’ipsia di Sannazzaro. Essere insegnante di religione può essere come una vocazione?

«Essere insegnante è sicuramente una vocazione: esercita un ruolo determinante sul piano educativo, relazionale, etico; deve essere sostenuto dalla fede e secondo i principi della Chiesa. È una vocazione perché sei chiamato a essere seminatore di quel seme che porterà frutto di cui si prenderà cura Dio. È vocazione perché nel corridoio della scuola colleghi e alunni ti chiedono di parlare, ti chiedono un consiglio, i ragazzi ti chiedono un supporto affettivo»

L’insegnamento di religione a scuola può avere anche un risvolto pastorale?

«La didattica risulta più efficace se si basa su un’esperienza: i ragazzi mi chiedono cosa faccio, se frequento la parrocchia o l’oratorio. Lo scorso anno scolastico ho parlato agli alunni della GMG a Lisbona e che avrei partecipato: alcuni di loro, grazie anche all’aggancio delle loro parrocchie, li ho ritrovati lì. Qualcuno ha incominciato ad andare nel proprio oratorio, impegnandosi come animatore e volontario, qualcuno si spinge in associazioni di volontariato»

2Aron Formenti, l’inizio di un percorso

Aron Formenti

Aron Formenti è all’inizio del percorso come insegnante di religione, che svolge presso l’istituto comprensivo “Via valletta Fogliano” di Vigevano. Cosa spinge un giovane a intraprendere questa strada?

«Sicuramente la lunga esperienza di oratorio, in mezzo a bambini e ragazzi, è stata decisiva per intraprendere questo percorso. Poi la voglia di testimoniare ciò che si è vissuto: la scuola, attraverso l’insegnamento della religione cattolica, offre la possibilità a chi lo desidera di approfondire importanti tematiche che i ragazzi spesso faticano a comprendere o che vengono banalizzate»

Quali sono i momenti più significativi che hai vissuto finora nella tua esperienza come insegnante?

«Nella mia breve esperienza da insegnante certamente i momenti più significativi li ho vissuti con i bambini piccoli, è commovente vedere come loro percepiscono Gesù come un amico e lo amano profondamente. Sono loro che ci spiegano la fede in maniera cristallina come noi adulti non sappiamo più fare. La loro limpidezza e semplicità mi sono da insegnamento»

3Cristiano Zatti, l’attenzione per le fragilità

Cristiano Zatti

Cristiano Zatti è uno dei veterani nell’ambito dell’Irc sul territorio e insegna all’istituto Caramuel-Roncalli. Come l’insegnamento della religione cattolica può aiutare nella crescita degli studenti?

«Sicuramente partendo dai temi legati alla figura di Cristo e alla Chiesa, le questioni etico-morali, la realtà della persona, della relazione e della fraternità. Tutte queste dimensioni affrontate nelle unità di apprendimento permettono di ai ragazzi di confrontarsi e di crescere insieme»

Quale aiuto può dare il docente di religione nel sostenere gli studenti sul fronte delle fragilità che segnano le nuove generazioni?

«Il professore di religione tendenzialmente ha uno sguardo omnicomprensivo sull’alunno, che va a cercare di capire la radice del malessere dei ragazzi e ragionando sulle loro fragilità. Spesso l’insegnante viene visto dallo studente come colui a cui poter fare domande e confrontarsi con il mondo adulto. Anche nelle unità di apprendimento prevista dal programma si affrontano temi – come il volontariato – che possono aiutare i giovani ad avere uno sguardo sulla società»