La GMG del nostro Vescovo

Chiunque ha davanti alla mente le immagini di come i giovani hanno vissuto i vari momenti della Giornata della gioventù. Che cosa vuol dire invece per un vescovo vivere la GMG? L’Araldo lo ha chiesto al vescovo di Vigevano, mons. Maurizio Gervasoni, che ha partecipato all’iniziativa d Lisbona.

Mons. Gervasoni alla GMG di Lisbona

Si tratta solo di vivere un evento di celebrazioni, di ministero a contatto con i giovani c’è una ricaduta personale nell’esperienza vissuta?
«Per un vescovo che vive con vocazione il proprio ministero, ogni atto pastorale ha una ricaduta anche personale, siccome la comunità è la mia famiglia e ogni evento che riguarda una parte importante della mia famiglia mi interpella anche personalmente. Mi piace rilevare alcuni elementi significativi e positivi: prima di tutto mi ha molto colpito il fatto che i nostri ragazzi abbiano preso questa iniziativa come un momento bello e importante da vivere insieme con gioia, affrontando anche disagi e alcune difficoltà. Mi sembra importante sottolineare che hanno vissuto quell’elemento fondamentale della socialità umana che è la solidarietà nel fare qualcosa insieme in senso. Il secondo elemento che ho rilevato è che hanno saputo trovare dei momenti di riflessione di riappropriazione spirituale di quello che stavano vivendo, mettendosi in dialogo e confronto tra di loro»
Al centro delle catechesi e degli interventi del Papa ha prevalso molto l’aspetto sociale, diremmo umano dell’esperienza di fede. Perché secondo lei questa scelta? Si tratta di una metodologia per accogliere un uditorio composto da provenienze anche religiose differenti oppure di una scelta di campo che dice uno stile dell’essere credenti oggi?
«Non c’è contrapposizione, nel senso che a me sembra che la scelta delle catechesi del Papa sia stata ricavata dall’impostazione del Sinodo sulla sinodalità, cioè la riflessione credente sulla dimensione di sinodalità ha portato anche a riflettere su quelli che possono essere sociologicamente ritenute componenti sociali del pensiero cristiano ma in quanto portatrici di un elemento di spiritualità che noi ritroviamo soprattutto nell’enciclica “Fratelli tutti”. Mi sembra che l’accentuazione della dimensione sociale e ambientale è un po’ il riflesso della spiritualità del Papa»
Dalla sua prospettiva quale percezione ha avuto della modalità dei giovani di vivere l’esperienza e sulle motivazioni che li hanno portati a fare questa scelta?
«Le vere motivazioni sarà difficile comprenderle fino in fondo, perché ciascuno ha vissuto questa esperienza partendo dal proprio vissuto personale e familiare, oppure attraverso le relazioni di gruppo che si sono create. Quello che mi sembra importante sottolineare è che anche grazie all’esperienza così com’è andata e con la capacità che i ragazzi hanno avuto di vivere i momenti di riflessione personale con buona profondità, hanno certamente acquisito un’esperienza importante per la loro vita. Sicuramente i giovani hanno maturato un’esperienza significativa della bellezza dello stare insieme, preoccupati di quello che fanno in gruppo senza essere concentrati principalmente sul ritorno di immagine di quello che si stava facendo: in una cultura comunicazionale come la nostra, i giovani hanno vissuto un fenomeno che ha dato un’identità sui valori di gruppo»
Quali linee per la pastorale giovanile della diocesi sono emerse come provocazione da quanto vissuto insieme ai giovani?
«Sicuramente abbiamo avuto alcune conferme: la prima conferma è che il lavoro svolto dal Gruppo Pilota, cioè il metodo di analizzare, comprendere e progettare dei percorsi di pastorale per i ragazzi per gli adolescenti e per i giovani con una modalità di valorizzazione e di attenzione ai percorsi legati alle condizioni di crescita dei ragazzi, rendendoli protagonisti e in confronto con il Signore che chiama. Anche l’esperienza prossima di Giovani & Vescovi diventerà uno dei luoghi significativi per imbastire alcuni percorsi di pastorale giovanile»
C’è un momento, un ricordo, un’immagine che rimangono particolarmente scolpiti in lei da questa giornata?
«L’immagine che mi è rimasta più impressa è l’assemblea dei giovani lombardi alla Sagrada Familia a Barcellona, anche se la Gmg era appena conclusa. Vedere i giovani lombardi raccolti in questo edificio dal grande significato estetico e liturgico, vivendo la celebrazione eucaristica in un grande atteggiamento di contemplazione di gratitudine, l’atteggiamento costruttivo insieme riflessivo e gioioso dei ragazzi… è sicuramente un ricordo significativo e commovente. Ricordo anche il pellegrinaggio a Fatima perché ho potuto incontrare i ragazzi e stare con loro per molto tempo»

don Paolo Butta

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