L’arte al fianco della Chiesa, la missione dell’Ufficio dei beni culturali

«Quando la Chiesa chiama l’arte ad affiancare la propria missione, non è soltanto per ragioni di estetica, ma per obbedire alla “logica” stessa della rivelazione e dell’incarnazione. Non si tratta di addolcire con immagini tonificanti il cammino aspro dell’uomo, ma di offrirgli la possibilità di fare fin d’ora una qualche esperienza di Dio, il quale raccoglie in sé tutto ciò che è buono, bello, vero». Con queste parole san Giovanni Paolo II si rivolgeva nel 1995 alla Pontificia commissione per i beni culturali della Chiesa, incoraggiando il prezioso lavoro da essa svolto per la custodia e la valorizzazione dello straordinario patrimonio artistico sviluppatosi nei secoli in seno alla Comunità cristiana.

L’UFFICIO È questo il compito, in ogni Diocesi, dell’Ufficio beni culturali ed edilizia di culto. A dirigerlo, a Vigevano, l’architetto Vittorio Sacchi, coadiuvato da una Commissione con esperti di diversi settori. «Il compito di mantenere e conservare il patrimonio diocesano, non solo è indispensabile – spiega – ma è un dovere che tutti noi dobbiamo sentire nei confronti della testimonianza del nostro passato sia per vivere il presente sia per garantire il futuro alla nostra collettività». Se è vero infatti, come scriveva papa Wojtyla, che

è a tutti noto l’apporto che al senso religioso arrecano le realizzazioni artistiche e culturali, che la fede delle generazioni cristiane è venuta accumulando nel corso dei secoli

è altrettanto facilmente percepibile come questi strumenti al servizio dell’elevazione umana e spirituale richiedano competenza e senso di responsabilità per essere preservati dall’incuria del tempo e degli uomini e offerti nella loro giusta collocazione a beneficio di tutto il popolo di Dio e della comunità.

VECCHIO E NUOVO Ma qual è, nello specifico, il servizio svolto dalle delle due sezioni dell’Ufficio? Due gli ambiti di azione. «L’Ufficio beni culturali ha il compito di tutelare e salvaguardare i beni immobili (chiese, abbazie, pievi, basiliche, case canoniche, ecc…) e mobili (quadri, arazzi, sculture, pale d’altare, organi, ecc.), esistenti nella Diocesi, mediante il restauro e la loro manutenzione» mentre «l’Ufficio di edilizia di culto ha il compito di gestire le eventuali nuove costruzioni di rito religioso». Dunque non solo un’attenzione al patrimonio già esistente, ma anche un’apertura a tutto ciò che di nuovo può essere edificato per aiutare la vita della comunità cristiana.

I VINCOLI Accanto alla competenza pastorale, ambedue i settori dell’ufficio richiedono anche una preparazione su tutto quello che è l’ambito normativo, in quanto, come facile immaginare, nell’ambito dei beni culturali sono molti i vincoli che vanno osservati per tutelare il patrimonio ed è richiesto un dialogo continuo con le autorità pubblica. In particolare «se essi hanno una vetustà superiore agli anni Settanta, sono automaticamente vincolati e per effettuare degli interventi occorre avere l’approvazione vincolante da parte delle Soprintendenze». Per questa ragione il direttore dell’ufficio è anche delegato vescovile per i rapporti con la Soprintendenza. C’è poi un altro compito importante svolto dall’ufficio ed è quello di reperire i contributi per sostenere la realizzazione delle opere di restauro e di conservazione degli edifici diocesani. «Questo – spiega l’architetto Sacchi – viene attraverso la Cei, la quale mette a disposizione delle Diocesi la quota annua dell’otto per mille e le varie richieste di contributi alle Fondazioni presenti nel territorio».

don Carlo Cattaneo

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